San Gemini "svela" i segreti di Canova: una grande mostra per raccontare l'artista che amava l'Umbria del Sud

San Gemini "svela" i segreti di Canova: una grande mostra per raccontare l'artista che amava l'Umbria del Sud
di Aurora Provantini
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Martedì 3 Maggio 2022, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 13:40

SAN GEMINI - San Gemini celebra Antonio Canova nel bicentenario della morte. Lo fa da anni: da quando Luciana Iannaco Medici, donna colta e curiosa, ha intrapreso il lavoro di ricerca sulla vita del genio del Neoclassicismo che, proprio a San Gemini, scelse di trascorrere le villeggiature. Lo ha fatto perché si è ritrovata con un patrimonio inedito tra le mani. E non lo ha tenuto per sé, lo ha studiato e lo ha messo in correlazione con le vicende storiche e artistiche dell’epoca in cui “Tonin” soggiornava nel borgo medievale dell’Umbria del Sud. La studiosa è entrata negli archivi di Stato e ha rintracciato i documenti che certificano l’appartenenza “al novello Fidia" di terreni (la tenuta di Valle Antica) e fabbricati, tra cui il maestoso Palazzo Canova. Tutto questo per conoscere le ragioni che spinsero Antonio Canova ad acquistare quel palazzo che ancora conserva il suo nome. E infatti. Dai documenti emerge che lo scultore acquisì il Palazzo ed altre proprietà da Bartolomeo Terzi, tra il 1813 e il 1816. «Purtroppo non si conosce molto della vita di Canova – spiega Luciana Medici, che è anche scrittrice e autrice di saggi su Canova – e le ragioni sono attribuite al fatto che suo fratello, Giovanni Battista Sartori, abate, incaricò un sacerdote, Melchiorre Missirini, di tracciare la biografia dell’artista, assicurandosi di scrivere ben poco della vita privata». Per questo il lavoro di ricerca di Luciana Medici e la nascita dell’Associazione Antonio Canova '91: «La casa, il palazzo, la memoria di un uomo che tanto aveva amato l’arte e la sua difesa, la cultura, la conoscenza, doveva rivivere». Contestualmente (nel 1991) la Medici organizza il primo convegno, a San Gemini, su “Canova in Umbria” . Ne ha fatta di promozione del territorio in tutti questi anni. Ha aperto le porte del Palazzo in varie occasioni, a ricercatori e storici dell’arte. Ancora ci sono i cartelli di “divieto a scattare foto” al piano terra, dove Antonio Canova arrivava in carrozza. Ma sono solo cartelli, perché Luciana Medici è ospitale. E lascia fotografare con gli occhi ogni cosa. Mostra, anzi, ogni traccia lasciata dal massimo esponente del Neoclassicismo: dalla scrivania dove disegnava e scriveva, al sofà dove leggeva. Sale di pochi gradini la scala di legno che porta al piano superiore, e punta il dito verso la mappa dei terreni che l'artista possedeva in località Valle Antica. La mappa gli era stata donata da Pio VII, in occasione del recupero di tante opere d'arte trafugate dai francesi: sarà visibile nella casa di Antonio Canova, in occasione della mostra evento che avrà luogo dal 26 giugno al 18 settembre, principalmente presso l’Auditorium di Santa Maia Maddalena. «Con la nostra associazione – evidenzia Luciana Medici - abbiamo sempre valorizzato la figura di Canova e non potevamo non organizzare un grande evento in questo anno speciale». Elenca la lunga lista di manifestazioni, tra cui convegni, conferenze, concorsi. Anche concorsi di scultura per le scuole medie inferiori e superiori. Alcuni studenti sono stati premiati con borse di studio per continuare il proprio lavoro di ricerca e l’affinamento delle proprie capacità artistiche. E infine parla di quanto avesse fatto Canova in difesa del patrimonio artistico: del convegno del 1998 “L’Arte ferita”, a significare che le guerre non hanno risparmiato né risparmiano le opere degli uomini. «Alla fine del 1815 – racconta - su incarico di papa Pio VII Chiaramonti e del Congresso di Vienna, Canova, tra molti timori per un'operazione non facile, andò a Parigi a Le Musée Napoléon (oggi Louvre, ndr) per “ricuperare” i tesori italiani sottratti dai francesi». Eccolo il motivo di tanta ammirazione.

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