I legionari riconquistano Carsulae
con la X legio, ma è una rievocazione

I legionari riconquistano Carsulae con la X legio, ma è una rievocazione
3 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Ottobre 2014, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 14:38

TERNI - Marco Emilio guida i soldati della X legio che entrano a Carsuale, marciano con la furca in spalla, la forcella di legno alla quale sono appesi gli equipaggiamenti. Si schierano uno dietro l'altro, stavolta non per combattere ma per rispondere alledomande dei tanti curiosi che li stanno aspettando nell'antica città romana.

Ieri a Carsulae c'è stata l'ultima tappa della manifestazione «Tracce nel tempo» ideata da tre comuni, Otricoli, Narni e Terni per valorizzare le radici storiche di importanti siti archeologici attraverso una rilettura del passato integrata con il presenze.

Un modo per far conoscere la storia, leggendo le tracce lasciate e spiegandole in maniera diversa dalle paludate lezioni che non stimolano nessuna curiosità.

Ieri a Carsulae davanti alla legione romana in prima fila i bambini affascinati dalle armature, dagli scudi, dalle lance che poco dopo hanno saputo chiamarsi pilum, dalle spade che sono i gladium e dai pugnali che sono i pugi.

Il comandante della legione, Giuseppe Cascarico che di professione fa il direttore d'azienda, sollecita le domande. Si rivolge ai piccoli, cerca di coinvolgerli, li invita a sentire quanto pesa lo scutum del legionario. «Come minimo dieci chili», spiega al bimbetto che a fatica con due mani riesce a sollevarlo.

Gli adulti scalpitano, se sono li è perché questo bagno nell'antica Roma li affascina e li stuzzica. «Come facevano a radersi i soldati?», chiede un anziano intrufolandosi nel primo spazio libero che i bambini gli lasciano. Giuseppe fa tirare fuori al legionario il suo corredo personale la pentola in bronzo, la scodella di legno, la lama per farsi la barba.

Il legionario doveva radersi appena possibile perché non gli era permesso portare la barba. Elo scudo come era costruito? E perché c'è al centro quella sorta di rinforzo in ferro? Appena aperto il varco gli adulti lanciano domande come giavellotti. Il sole picchia e i legionari dentro le loro armature sudano a più non posso. Terminato l'ultimo manipolo di domande si entra nell' area archeologica dove è stato allestito un accampamento.

Le tende dei legionari sono fissate con dei picchetti che farebbero invidia ai campeggiatori più esperti: sono rettangoli in ferro su cui è agganciato un cerchietto che sostiene i tiranti. «Si riescono a conficcare in qualsiasi terreno, li abbiano costruiti noi sulla base di reperti», spiega il comandante. Tutto ciò che ieri era possibile vedere a Carsuale e è stato ricostruito a mano dalle associazioni che hanno preso parte all'iniziativa. Anche i monili che facevano parte del corredo della matrona o gli strumenti usati per scrivere, agli inchiostri. «Questi ultimi erano realizzati con bacche di galla e solfato di ferro», ha spiegato Fabian Canto appena laureato in archeologia alla Sapienza di Roma. Insieme ad una sua collega Alessandra Frattari ieri ha dato vita a lezioni di archeologia sperimentale. Sulla stessa lunghezza d'onda l'incontro con il pittore Maurizio Milana che ha spiegato come e da dove si ricavano i vari pigmenti che venivano utilizzati per gli affreschi. Al bancone che espone gli «arnesi» usati dai medici dell'antica Roma un esperto vestito con tanto di toga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA