Per i ricorsi legati agli abusi familiari c'è «massima attenzione alla possibilità di adozione di provvedimenti senza che sia sentita anche l'altra parte, per evitare che la notifica del ricorso e la fissazione dell'udienza possano generare reazioni ulteriori alla vittima della violenza». In questo caso sarà il giudice a decidere di volta in volta in la modalità ritenuta più idonea al caso concreto. «Per i processi con istruttoria esaurita o quasi non ha senso un rinvio e pure i processi senza testimoni vanno celebrati» precisa Rosanna Ianniello. La certezza è che la fase 2 che inizia oggi, se non ci saranno nuovi provvedimenti derivanti dall'emergenza sanitaria, va avanti fino al 31 luglio.
Per il settore penale dibattimentale continueranno ad essere trattate da remoto le convalide di arresto e fermo, le direttissime, i processi collegiali a carico di imputati detenuti quando sia possibile. Pubblica udienza per i processi a carico di imputati soggetti a misura cautelare, personale e reale, i processi a trattazione prioritaria, con particolare attenzione ai processi che rientrano nel contesto della violenza di genere, i processi ultra-triennali, di implicita urgenza e quelli nei quali occorre assicurare con urgenza la formazione della prova. Tutte le udienze con comparizione di un rilevante numero di persone sono rimandate a dopo il 31 luglio. Quando si va in aula l'ingresso è per fasce orarie delimitate per evitare sovraffollamenti, garantendo il distanziamento fisico e assicurando l'adeguata pulizia di locali, arredi e strumenti di lavoro. L'altra certezza è che l'emergenza covid-19 ha fatto saltare centinaia di udienze nel momento in cui i processi pendenti più delicati erano stati chiusi e a palazzo di giustizia si puntava ad azzerare gli arretrati. «Questa situazione inciderà moltissimo - conferma la presidente - e ci vorrà un anno per recuperare l'arretrato accumulato. In questo momento però a preoccupare è la salute di tutti. E' un pensiero che toglie il sonno».
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