Inchiesta rifiuti, blitz del Noe in due discariche

L'impianto di compostaggio di casone alle porte di Foligno
di Luca Benedetti e Giovanni camirri
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Sabato 16 Gennaio 2021, 17:15

PERUGIA - Qual è la giustificazione che ha portato in tre discariche oltre 3.500 tonnellate rifiuti speciali non pericolosi (compost fuori specifica), risultate non conformi all’accettazione per il parametro indice respirometrico dinamico, rifiuti usciti dall’impianto di compostaggio di Casone? È una domanda chiave nell’inchiesta della direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Perugia(pm Massimo Casucci) e che ha portato il Noe, nei giorni del sequestro di 811mila euro a Vus spa a guardare non solo la discarica di Sant’Orsola che doveva lavorare in tandem ma anche quelle di Colognola (Gubbio) e Belladanza (Città di Castello) dove sono finiti, secondo i tracciamenti dei rifiuti emersi dall’inchiesta gli scarti di compost di bassa qualità.
I carabinieri del Nucleo tutela ambientale guidati dal tenente colonnello Francesco Motta, hanno acquisito la documentazione dei conferimenti nelle discariche dei rifiuti arrivati da Casone. Dirottati, in parte, da Sant’Orsola nelle altre due discariche nel momento in cui la discarica spoletina si è trovata con il rischio dell’esaurimento degli spazi per ospitare i rifiuti. Per i presunti reati legati al traffico illecito dei rifiuti(è questo il motivo per cui l’indagine è di competenza della Dda della Procura di Perugia)ci sono cinque indagati. A vario titolo(ma l’accusa è tutta da dimostrare) sono finiti sotto accusa il direttore generale di Vus spa all’epoca dei fatti, Walter Rossi, l’allora presidente Maurizio Salari, ex sindaco di Foligno, Paolo Bordichini responsabile tecnico di Casone e di Sant’Orsola, di Roberto Calcabrina responsabile operativo dell’impianto finito sotto indagine e di Massimo Benedetti, altro tecnico Vus. L’indagine torna indietro fino al settembre del 2017.
Tra le ipotesi di reato contestate dal pm Massimo Casucci, c’è anche quella di frode in pubbliche forniture.

I frodati sono i 22 Comuni dell’ex Ato 3 che avevano affidato a Vus un servizio (quello del recupero dei rifiuti per la produzione di compost)che, di fatto, non è stato effettuato visto che, secondo quanto emerge dall’indagine, anche più del novanta per cento di quello che veniva lavorato all’impianto alle porte di Foligno, finiva in discarica. Noe e Procura (all’indagine ha partecipato anche l’Arpa) hanno valutato in 811mila euro il danno per le casse dei Comuni perché hanno pagato un servizio non effettuato. O effettuato solo in minima parte. Tant’è che per alcuni degli indagati c’è anche la contestazione della truffa. Con una particolarità paradossale: quell’arricchimento potrebbe essere finito nelle casse dei Comuni come ripartizione degli utili ai soci. Comuni che sono parte lesa per i servizi pagati e non effettuati

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