«Ridateci il futuro». I lavoratori di Sangemini
e Amerino di nuovo in piazza a protestare.

«Ridateci il futuro». I lavoratori di Sangemini e Amerino di nuovo in piazza a protestare.
di Aurora Provantini
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Giovedì 1 Ottobre 2020, 23:59

Sono stati anni di tensioni, mobilitazioni, cassa integrazione e presidi, per le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti di Sangemini e Amerino. E sono stati anche anni di promesse disattese da parte della proprietà dei siti umbri. Alla vigilia della data fissata dal Tribunale di Milano (il 5 ottobre a meno di ulteriori rinvii) per la presentazione del piano concordatario da parte di Acque Minerali d’Italia, ancora nessuna notizia sul futuro dei marchi umbri e del mantenimento occupazionale. Sembrava che al silenzio ci si stesse abituando, invece da giorni sono iniziate le azioni di protesta da parte degli 86 lavoratori in cassa integrazione ormai da troppo tempo, accanto ai sindacati. Scendono nuovamente in piazza: prima di fronte alla Prefettura di Terni (il 24 settembre), poi sotto al Comune di San Gemini (il 25 settembre) al fianco di parlamentari e sindaci dei territori interessati. In coro chiedono alla Regione Umbria di intervenire. Viene sottoscritto un nuovo documento da inviare al Mise, che convoca Ami e segreterie sindacali il 6 ottobre in videoconferenza, per chiedere che nella stesura del piano concordatario ci sia il totale rispetto dell’accordo siglato nel 2018 tra Regione e proprietà dei siti. Già, perché quel patto non è stato rispettato dal gruppo Pessina: perciò ci si aspetta che la Regione revochi le concessioni. «L’acqua è un bene pubblico, le concessioni per il suo utilizzo sono di proprietà della Regione dell’Umbria» - ribadiscono i lavoratori.
Venerdì 2 ottobre ancora in piazza, stavolta ad Acquasparta, dalle ore 9,00 alle ore 12,00, davanti ai cancelli dello stabilimento Amerino e poi sotto la sede del Comune, per continuare la campagna di protesta e sensibilizzazione nei confronti di una proprietà che resta silente. Lavoratori, Rsu, sindacati, si rivolgono ancora una volta alla Regione Umbria, chiamata a prendere una posizione netta in questa vicenda. A fare acqua è il Gruppo Pessina, con otto siti produttivi distribuiti in tutto il Paese, 26 sorgenti disponibili, 27 linee di produzione e 400 dipendenti. Dopo anni vissuti a colpi di nuove acquisizioni e promesse di rilancio degli stabilimenti di cui si entrava in possesso, arriva la notizia dell’apertura di concordato in bianco a fine febbraio. Mesi di sacrifici e di tensioni da parte dei lavoratori, che si dicono però «stremati». Interviene il sindaco di Narni Francesco De Rebotti: «la situazione drammatica della Sangemini deve necessariamente ed immediatamente impegnare le istituzioni su due punti ormai chiari». «Il primo - spiega De Rebotti - chiedere con decisione e fermezza, attraverso il Mise e la Regione, la messa a disposizione del piano industriale in concordato. Ciò affinché siano resi evidenti i contenuti  per verificarne la corrispondenza con gli impegni sottoscritti nel 2018 in quell'accordo sofferto di cui mai si ha avuta la disponibilità di seguire nella sua attuazione, malgrado quanto stabilito nero su bianco. Il secondo, tenendo conto della permanente indisponibilità della proprietà a discutere i contenuti del piano, a chiedere che si attrezzi immediatamente un tavolo tecnico partecipato da Regione e Mise per individuare un piano alternativo, di collocazione sul mercato della produzione che, ricordo, attiene alla gestione di un bene pubblico come l'acqua, oggetto di concessione pubblica».










 

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