Terni, la viceministra Marina Sereni: «Quote rosa? Non sono fanatica ma in certe situazioni servono»

Terni, la viceministra Marina Sereni: «Quote rosa? Non sono fanatica ma in certe situazioni servono»
di Giuliana Scorsoni
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Venerdì 5 Agosto 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 20:19

Vice Ministra degli affari esteri in carica, già Vice Presidente della Camera dei deputati, entra in Consiglio Ragionale a soli 25 anni, nelle liste dell'allora Pci. Unica donna. Enfant prodige della politica umbra. Nessuna come lei. Marina Sereni, figlia dell'Umbria, nasce a Foligno, dove resta fino al termine degli studi al liceo classico, per poi trasferirsi a Perugia nel periodo universitario e, infine, Terni. Per scelta. Per amore. In casa ha sempre respirato politica in ogni angolo, la passione le è stata trasmessa dal padre, operaio, impegnato da sempre nelle battaglie politiche. Figlia unica, con una rete importante di cugini che le si stringono intorno nei due momenti più difficili della sua vita: la malattia e la perdita dei genitori. «Il vuoto. Enorme. Da figlia ti ritrovi, improvvisamente, anziana, senza più protezione, né punti di riferimento», la voce squillante e decisa con cui ha iniziata l'intervista ha una leggera incrinatura, quasi impercettibile. Lei, che alle battaglie è abituata, la vita l'ha fatta vacillare. Donna di navigata esperienza nei maremoti di Montecitorio, a poche ore dalla caduta del governo non si sottrae all'intervista: «E' l'esperienza che mi fa fare buon viso a cattiva sorte. L'incarico agli Esteri è stata totalizzante, bello. Il futuro? Vedremo». Svicola dalle domande private con maestria ed un sorriso, mai scortese. Il suo chiodo fisso è l'Umbria.

«Non sopporto i campanilismi, mi sento a casa in ogni posto della mia amata regione. Sono stata orgogliosa e fiera di rappresentarla in Parlamento. Perugia la associo alle mie esperienze giovanili nel partito, ad Umbria Jazz, la marcia della Pace. Perugia è la città che ha maggiori responsabilità nella gestione della regione, anche se non sempre è in grado di farlo. Foligno è i miei genitori, i miei nonni, la spensieratezza dell'età, di cui non hai contezza nel momento. A quattordici anni scoppia il golpe in Cile e io mi iscrivo alla Fgci. Foligno è una città dinamica, vivace, tutte caratteristiche che sono emerse soprattutto dopo il terremoto del 97. Infine, Terni. E' la città della storia industriale, molto importante per la regione tutta. Il polo chimico, le scoperte di Natta. Ho incontrato Arvedi a Cremona e mi ha molto colpito la sua motivazione di venire a Terni. Considera Terni una eccellenza, un fiore all'occhiello per un imprenditore che sta nel settore dell'acciaio».
E' un fiume in piena Marina Sereni, nonostante il colloquio sia telefonico, la si può immaginare in piedi, su di un palco ad arringare la folla. Il mestiere, come si dice, ce l'ha in punta di dita.
Facciamo storcere il naso a qualcuno, ministra o ministro? «Il linguaggio serve a non creare confusione sui generi e sulla persona a cui ci si riferisce. Non sono una pasdaran, intendiamoci, ma alcuni luoghi comuni mi mandano in bestia».

Tipo? «Quando mi sento dire che è stata cercata una donna per un certo incarico di potere e tutte hanno rifiutato. Ecco, qui le quote rosa servono, è uno strumento per un determinato periodo storico». E' vero che le donne al potere sono più brave? «Guardi, nei momenti di crisi, le società che hanno al vertice dei cda delle rappresentanti femminili, lo superano meglio. Le donne hanno una gestione più circolare, gli uomini sono più determinati e non fanno fatica a tagliare, però sono in grado di ricompattarsi. Noi quando litighiamo siamo più distruttive».
Che donna si sente Marina Sereni. «Fortunata. Ringrazio la vita e i miei genitori che mi hanno dato il giusto imprinting dalla nascita». Chi è Marina Sereni nella vita privata? «Mica sono fissata con la politica! Mi piace la musica, non quella di oggi, sono figlia dell'epoca dei cantautori, canto in macchina, ma non sotto la doccia. I viaggi di cui ero appassionata, con il covid hanno subito una battuta d'arresto, a parte quelli di lavoro. Il mio film del cuore è The Blues Brothers, lo so a memoria. Amicizie importanti, sin dalle elementari. Ieri mi ha chiamata una di loro per dirmi la sua sulla crisi di governo. La lettura la concentro nei giorni festivi, la sera ci provo, ma mi addormento con il libro in faccia». E chi glielo toglie? «Ancora! E' la seconda volta che mi fa questa domanda» esclama ridendo. Che vuol farci ministra, è il mestiere della giornalista.

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