«Il dipinto di Arrone è un Caravaggio»: lo conferma un documento vescovile

«Il dipinto di Arrone è un Caravaggio»: lo conferma un documento vescovile
di Aurora Provantini
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Giovedì 29 Ottobre 2020, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 06:32

ARRONE (TR) Il giallo è risolto: «Ad Arrone c’è un Caravaggio», almeno secondo lo storico dell’arte Alvaro Caponi che ritraccia il documento che porta all’attribuzione del dipinto custodito nella chiesa di Santa Maria Assunta. Da anni Caponi sostiene di «aver trovato un Caravaggio originale ad Arrone», solo che si  scontra contro un muro di critici che vogliono ricondurre la paternità del quadro a Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino (perché si dice che fosse figlio di un fabbricante di spade), uno dei maggiori caravaggisti del tempo. Il dipinto raffigurante la Cena in Emmaus è stato oggetto di studi e di apprezzamento da parte di eccellenti critici di fama internazionale.  Per Paolo Cicchini quel quadro è  «indiscutibilmente dello Spadarino». Ne spiega i motivi e sottolinea che «anche se si è in presenza di un’opera di grande pregio, le ombre e la luce del Caravaggio sono tutt’altra cosa». Caponi però va diritto al punto: investe altro tempo e competenze per andare a ricercare il documento di identità che mancava all’opera. E lo trova presso l’Archivio Vescovile di Spoleto. Spunta un foglio a firma del vescovo di Spoleto Lascaris, che recita: «durante la visita pastorale del 30 ottobre del 1712 nella chiesa di Santa Maria Assunta di Arrone il vescovo Carlo Giacinto Lascaris (1653-1727, ndr) dell’ordine dei frati predicatori domenicani, afferma che sull’altare maggiore della chiesa è presente, oltre alle reliquie della Santissima Croce, anche la Cena in Emmaus dipinta da Michelangelo da Caravaggio». Con questo ritrovamento Alvaro Caponi conclude la sua ricerca a sostegno della tesi che «ad Arrone c’è un Caravaggio». Il sindaco Fabio Di Gioia accoglie con soddisfazione la notizia della presenza di quello scritto presso l'Archivio Vescovile di Spoleto.  «Si tratta di un ulteriore tassello che porta verso l’attribuzione certa del dipinto – afferma il sindaco Di Gioia – approfitto per chiedere ad Alvaro Caponi di sollecitare l’intervento di Vittorio Sgarbi, come più volte promesso».

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