Quarantenni insospettabili o ventenni esperti di social: ecco chi sono gli orchi a Perugia

Quarantenni insospettabili o ventenni esperti di social: ecco chi sono gli orchi a Perugia
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Sabato 10 Settembre 2022, 08:39

PERUGIA - Chi con le botte. Chi con le minacce. Chi con video privati che fanno il giro del web. Diversi modi di declinare la violenza sulle donne, un denominatore comune: il dolore fisico e psicologico, la perdita di sicurezza e autostima, il sentirsi braccata in ogni momento dall'orco che fino a poco tempo prima era parte integrante della tua vita o che ne fa ancora parte.

Un fenomeno in continua e preoccupante espansione, quello della violenza di genere. Con l'aggravante in molti casi di essere commesso tra le mura di casa o nei confronti di ragazze giovanissime. Lo raccontano i recenti dati della questura di Perugia, con 22 ammonimenti da parte del questore nei confronti di altrettanti mariti e fidanzati violenti da gennaio ad agosto. Ma anche le storie, recentissime, di una ragazza ad Assisi picchiata dall'ex solo perché aveva salutato il cognato o della donna a Città di Castello tempestata di telefonate con tanto di minacce di morte dall'ex marito per convincerla a tornare e a non procedere lungo la strada della separazione. Lo raccontano anche le storie di ogni giorno che individuano nei ventenni, che maggiormente dovrebbero essere sensibili ai temi di parità di diritti e di non violenza sulle donne, un'età sempre più a rischio per quanto riguarda le nuove forme di violenza di genere rappresentate dal sextorsion e in generale nella condivisione social di video privati e personali per vendetta.

GLI IDENTIKIT
Eccoli dunque gli identikit degli orchi. Nonostante generalizzare singoli drammi e disagi quotidiani non sia particolarmente facile, dalle denunce e dagli ammonimenti ma anche dai racconti della strada emergono due figure in particolare: quella del quarantenne insospettabile e quella del ventenne attivo sui social e nelle chat di whatsapp. Nel primo caso si tratta di persone fra 35 e 45 anni, nella maggior parte dall'apparenza assolutamente ordinaria, con un lavoro e una vita come tante, ma con una irrefrenabile tendenza ad alzare le mani e a minacciare le compagne, attuali o ex “colpevoli” di non tornare insieme a loro. L'età media dei 22 ammonimenti e delle tre sorveglianze speciali per violenze e violenze in famiglia eseguite dalla divisione Anticrimine della questura, diretta da Alessandro Drago, su disposizione del questore Giuseppe Bellassai, oscilla proprio in questa forchetta temporale.
Ma non ci sono solo loro.

Ci sono ovviamente anche mariti cinquantenni e sessantenni che si sentono padroni di mogli e figli, ci sono i trentenni stalker (come nei casi recenti di Assisi e Città di Castello) ma ci sono anche i ventenni che al reale preferiscono il social e possono creare molti più problemi. Perché la violenza e la minaccia sono follie imperdonabili, atti esecrabili e assolutamente da condannare che però, specie se la denuncia è tempestiva da parte della vittima, possono avere un inizio e una fine. Ma i video intimi condivisi su internet, tramite canali e social network o le chat di amici di whatsapp, possono non avere mai fine. Possono rimbalzare di smartphone in smartphone e raggiungere centinaia di persone e visualizzazioni. Possono rendere una persona nuda, in tutti i sensi, sotto gli occhi di migliaia di persone. E per questo causare danni probabilmente ancora più profondi e insormontabili delle botte e delle minacce. E la strada racconta come questo fenomeno, definito sextorsion (cioè estorsioni a livello sessuale su internet) sia in continua e preoccupante ascesa.

AUTO DIFESA
Ma le donne, per fortuna, stanno passando sempre di più al contrattacco. Non solo in fatto di aumento esponenziale di denunce, da cui il conseguente aumento di provvedimenti sanzionatori, ma anche a livello di avere una base di autodifesa a livello fisico per non trovarsi completamente in balia dell'orco: aumentano infatti le ragazze soprattutto che si iscrivono a corsi di autodifesa. Anche se la prevenzione, soprattutto da parte delle forze dell'ordine, resta la misura decisiva contro questa piaga.

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