«Pullman del Perugia accerchiato.
Danni? Ultrà Brigata non c'entrano»

«Pullman del Perugia accerchiato. Danni? Ultrà Brigata non c'entrano»
di Enzo Beretta
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Martedì 5 Novembre 2019, 18:52
PERUGIA - Nessun Daspo violato. E neppure nessun assalto al pullman del Perugia. Al più «si può parlare di un accerchiamento per contestare la squadra». Perché i danneggiamenti del 21 ottobre 2017 dopo l’ennesima sconfitta a La Spezia - il sasso e i fumogeni lanciati contro il finestrino e piccole parti del pullman andate distrutte - non sono stati provocati dagli ultrà biancorossi della Brigata. E’ quanto riporta l’avvocato Michele Nannarone nella memoria difensiva depositata nei giorni scorsi alla segreteria del pubblico ministero Mario Formisano che ha coordinato l’inchiesta della Digos sul tifo violento. Il legale chiede di archiviare il procedimento penale aperto nei confronti dei tifosi che difende, indagati per violenza privata, danneggiamenti e violazione del Daspo. Nella memoria Nannarone è essenziale e ricostruisce le fasi che hanno accompagnato giocatori e staff nell’ultimo chilometro del viaggio di ritorno. Quello più complicato.

Trecento tifosi - viene ricostruito - sono assiepati davanti al cancello di Pian di Massiano in attesa del pullman ma a meno di un chilometro dall’arrivo, nei pressi del Capitini, un sasso manda in frantumi il vetro e per poco non colpisce l’allenatore Federico Giunti. Superato il cavalcavia l’autista «si ferma», i 300 si avvicinano al pullman ed esplode «la contestazione dei tifosi, anche con qualche colpo al veicolo che riporta danneggiamenti». La situazione si risolve nel giro di qualche minuto - viene spiegato nell’atto di 10 pagine - «grazie all’intervento della polizia e di alcuni tifosi che col loro contributo hanno permesso al pullman di entrare nel parcheggio degli spogliatoi». «I cinque tifosi indagati della Brigata - ricostruisce Nannarone - risultano sostanzialmente coinvolti nella vicenda solo per la loro presenza e perché raggiunti da Daspo ma nessuna responsabilità concreta può essere loro attribuita neppure a titolo di concorso per i reati di violenza privata e danneggiamento». E ancora: «Nessuna violazione di Daspo  si è realizzata».

Secondo l’avvocato Nannarone «il pullman si ferma in seguito al lancio del sasso da parte di ignoti in una situazione di tempo e di luogo differente rispetto a dove si trovavano i cinque della Brigata». Quando «per libera scelta dell’autista» il pullman si ferma «viene accerchiato da molti tifosi per contestare la squadra». Nessun assalto, puntualizza. «A quel punto, a causa di pochi tifosi, individuati anche grazie ai filmati, la protesta è sfociata in danneggiamenti». L’accento cade sulla «fattiva collaborazione di due elementi di spicco della tifoseria» (tra cui un capo ultrà) che per ammissione di un agente della Digos consentono al pullman di entrare in sicurezza nel parcheggio. «L’ipotizzato concorso si mostra destituito di minima fondatezza in quanto il titolo cui si farebbe riferimento sarebbe l’aver incitato coloro che hanno materialmente commesso le condotte violente minacciose. L’istigazione - viene detto - potrebbe assumere valore causale solo laddove l’esecutore del reato non fosse già risoluto nel realizzarlo e il concorrente abbia influito sulla volontà dell’istigato determinando o rafforzando il proposito criminoso».

A proposito della contestata violazione del Daspo il legale scrive che i provvedimenti erano stati adottati nel luglio 2017 dalla questura di Modena i quali «determinavano quale limite temporale del divieto d’accesso all’area dello stadio Renato Curi in relazione alle partite casalinghe due ore prima e due ore dopo il fischio dell’arbitro». Per questo motivo «l’elemento tempo va visto in connessione con la manifestazione sportiva essendo ad essa funzionale e direttamente riconducibile, sicché laddove la distanza temporale tra la presenza in quei luoghi e l’orario di svolgimento della gara sia notevole non vi è alcuna ragione per ritenere integrato il reato».
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