Multe intascate o non riscosse alla Provincia di Perugia, l'inchiesta raddoppia. Altri tre anni sotto la lente della Corte dei Conti

Il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rosa Francaviglia
di Luca Benedetti
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Domenica 15 Gennaio 2023, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:28

L’indagine sul buco di bilancio della Provincia per le multe non sempre incassate, a volte finite nelle tasche del maresciallo infedele, adesso raddoppia. Raddoppia perché la Corte dei Conti sta lavorando anche sugli anni che vanno dal 2015 ad almeno un parte dell’anno 2017. Non più l’accertato 2011-2014 che ha fatto ipotizzare alla Procura regionale un danno erariale di 446.206,05.
Lo scrivono il procuratore regionale Rosa Francaviglia e il sostituto procuratore generale Enrico Amante, nella citazione in giudizio per Monia Mattiacci (il maresciallo maggiore da cui è partita l’inchiesta), e i comandanti della polizia provinciale Michele Fiscella, Stefano Mazzoni e Luca Lucarelli. Ecco il passaggio chiave che segue l’elenco degli anni in cui sono finiti prescritti i crediti per le violazioni al codice della strada: «(e con espressa riserva di ulteriore azione per le successive annualità, atteso che l’istruttoria ha evidenziato che le problematica è stata risolta solamente nel 2017)». A Il Messaggero risulta che la riserva è stata sciolta, che sono in corso da tempo accertamenti e che la Corte dei Conti aspetta soltanto il conteggio finale del l’ipotetico buco 2015-2017 per fare le proprie valutazioni e per allungare eventuali richieste di danno erariale.
Dalle carte della chiamata in giudizio del maresciallo diventato infedele perché ha intascato i soldi delle multe sia da quelli che riversano i colleghi sia da quelle che pagavano direttamente in ufficio gli automobilisti multati, emerge come tutto sia partito da una serie di esposti. Talmente dettagliati che la procura regionale della Corte dei Conti ha iniziato le sue audizioni nel novembre del 2017.
Uno dei passaggi chiave per l’accusa (i convenuti hanno sempre sottolineato la correttezza delle loro azioni) dice così: «Costituiscono circostanze sintomatiche dell’elemento soggettivo doloso: l’omesso controllo, per anni, sull’attività dell’ufficio (tutti gli atti erano inspiegabilmente e irritualmente sottoscritti dalla Mattiacci); l’assenza di qualunque intervento correttivo, né tanto meno di approfondimenti su quanto occorso, sino al 2017-2018 (allorché la situazione ha comportato evidenti ripercussioni sul bilancio dell’Ente, con il successivo intervento della Procura ordinaria e quella erariale)... I convenuti hanno pertanto scientemente violato i propri elementari doveri d’Ufficio: questi, difatti, erano ben a conoscenza della situazione contra ius pregiudizievole al Pubblico Erario come in effetti accaduto».
La prescrizione dei verbali delle violazioni al Codice della strada per la gestione caos delle multe sono quelli elevati tra il 2011 e il 2014 e la prescrizione, sottolinea la Corte dei Conti, è maturata tra il 2016 e il 2019. Sono diverse le fattispecie individuate dai magistrati contabili rispetto alle violazioni che hanno portata indicare il danno erariale da quasi mezzo milione di euro: verbali con pagamenti incompleti, verbali non notificati, verbali non immessi a ruolo, verbali immessi a ruolo in ritardo, verbali con istruttoria incompleta e verbali non registrati nel sistema informatico. Oltre a quelli finiti nel fascicolo penale perché i pagamenti sono sarebbero finiti in tasca al maresciallo maggiore.

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