Terni, è morto Alberto Provantini
Lunedì la camera ardente in Comune

Alberto Provantini
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Venerdì 24 Gennaio 2014, 18:19 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 09:49
TERNI - Alberto Provantini morto. Dopo anni di sofferenze, sopportate con la grinta di cui lui stato sempre capace, ha ceduto intorno alle 18. E' stato giornalista, parlamentare, assessore regionale e presidente della Provincia. Nato nel 1941, a giugno, Alberto Provantini per più di trent'anni è stato uomo delle istituzioni. Passando dal consiglio comunale al Parlamento, attraversando la Regione e poi, dopo l'esperienza di deputato fu anche presidente della Provincia di Terni nel 1991 dove con una giunta di centrosinistra aprì per la prima volta la maggioranza ai cattolici.



La sua attività politica, iniziata, nella Fgci continuò nel Pci, nel Pds e poi nel Pd. Fu anche giornalista, impegnato nei primi anni con l'Unità. Questa attività la coltivò con passione fino agli ultimi giorni, producendo diversi libri e collaborando con varie testate regionali.



Alla Camera dei Deputati, dove è stato dal 1983 al 1992, fu anche eletto vicepresidente della Commissione Attività produttive.



Tra le tante iniziative che lo videro protagonista l'invenzione dello slogan L'Italia ha un cuore verde, l'Umbria, che lui adottò da assessore regionale al Turismo fu una di quelle che lo rese più popolare. Lui che a Terni era indubbiamente un personaggio popolarissimo. Per quindici anni è stato anche vicedirettore dell'Istituto Gramsci. Tra i padri ffondatori della Regione dell'Umbria fu tra i creatori di Umbria Jazz.

Dalla presidente della regione Catiuscia Marini al presidente del Consiglio regionale Eros Brega al senatore Gianluca Rossi, al sindaco di Perugia Valdimiro Boccali a Renato Locchi, all'assessore regionale Fabio Paparelli, al presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, al presidente del gruppo di ForzaItalia in regione Raffaele Nevi, solo per citarne alcuni, tanti gli attestati di amicizia e il cordoglio alla famiglia, la moglie Noemi le figlie Aurora e Rosalba e il figlio Roberto. Al sindaco e amico Leopoldo Di Girolamo, nella sua veste di medico è toccato il compito di attestarne il decesso, nell'abitazione di via Carrara.

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