Crac della Frecco, sei indagati: spariti milioni di euro, creditori beffati

La Procura di Perugia
di Enzo Beretta
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Domenica 6 Novembre 2022, 08:27

Avviso di conclusione indagini per sei persone inquisite a vario titolo dalla Procura della Repubblica di Perugia con accuse di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice. Tre di loro sono originarie della provincia di Ancona, una della provincia di Forlì Cesena e una di Roma. Nello specifico le accuse più gravi vengono rivolte all’ex presidente del Cda di Frecco Spa di Gualdo Tadino - società che si trovava in località Badia Val di Rasina, dichiarata fallita nel 2017 - all’ex legale rappresentante e a un ex socio. «Allo scopo di recare pregiudizio ai creditori - sostiene il pm Gianpaolo Mocetti - distraevano, dissimulavano e comunque dissipavano la totalità del compendio aziendale della Frecco, consistente nel complesso di beni mobili e immobili, attrezzature arredi e impianti organizzati per l'esercizio di ristorazione, attività ricettiva e benessere, nonché nel complesso dei beni organizzati per l'esercizio dell'attività agricola mediante trasferimento dello stesso compendio».

Si parla di cifre molto alte: il compendio viene «valutato in circa 28 milioni di euro, nel 2009 aveva consentito di ritrarre ricavi per circa 1,8 milioni di euro». Stando a quanto emerso in fase di indagine si sarebbe «operato con due distinti contratti di affitto di azienda in favore di società di nuova costituzione, la Tdv Slr e la Qm Srl (riconducibili a due indagati e dagli stessi costituite a tale fine), a canoni irrisori dell'importo complessivo di euro 140 mila annui ridotti, a decorrere dal 6 dicembre 2011, a 32 mila annui (del tutto insufficienti a far fronte al solo costo annuo per interessi connessi all'indebitamento bancario di Frecco Spa pari a circa 700 mila all’anno)». Tra l’altro - è scritto negli atti giudiziari - questi canoni non sono «mai» neanche stati «incassati in quanto la regolazione dei rapporti finanziari tra le parti veniva effettuata esclusivamente per compensazione, con corrispettivi di asseriti servizi che sarebbero stati prestati dalle affittuarie alla Frecco quando già si trovava in liquidazione volontaria».

Certe operazioni finanziarie hanno «privato la Frecco Spa di conseguire l'oggetto sociale e di far fronte alle obbligazioni assunte nei confronti dei creditori e dell’Erario, tanto che la stessa società veniva posta in liquidazione lo stesso 28 dicembre 2009». Di bancarotta semplice, invece, vengono accusate quattro persone (tra cui il legale rappresentante e il consigliere delegato di Frecco, insieme a due liquidatori che si sono alternati dal 2009 al fallimento) che, tra le altre cose, «si sono astenute dal richiedere il fallimento della società». In più «la prosecuzione delle attività generava maggiori oneri che non si sarebbero sostenuti con la tempestiva dichiarazione di fallimento, non inferiori ad euro 4,8 milioni». La mancata richiesta di fallimento «determinava, altresì, l'abbattimento del valore degli asset immobiliari che passava dagli originari 27,1 milioni iscritti in bilancio al 31 dicembre 2009, a 16 milioni, secondo la valutazione operata in sede di inventario fallimentare». La Procura lamenta a due indagati anche «pagamenti preferenziali a titolo di compensi amministratori» per quasi 18 mila euro e a un indagato l’«omissione sistematica, dal 2010 al 2017, del pagamento dei tributi erariali per un totale di 1,2 milioni». Allo stesso indagato la Procura contesta, inoltre, l’aggravamento del dissesto della Tdv Srl: «Al 31 dicembre 2013 la Tdv registrava passività per 1,2 milioni che aumentavano a 2,3 milioni alla fine del 2017 per poi attestarsi a 3,1 milioni alla data di approvazione dello stato passivo da parte del giudice delegato».

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