Meredith, la difesa: «Indizi inventati
contro Amanda e Raffaele, assolveteli»

Meredith, la difesa: «Indizi inventati contro Amanda e Raffaele, assolveteli»
di Italo Carmignani e Egle Priolo
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Giovedì 9 Gennaio 2014, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 07:55
FIRENZE - Indizi inventati, mezze prove e un unico colpevole: Rudy Guede.

Cos l'avvocato Giulia Bongiorno ha chiesto l'assoluzione per Raffaele Sollecito e Amanda Knox, imputati per l'omicidio di Meredith Kercher.

Un'arringa di oltre sei ore con cui l'avvocato del giovane pugliese ha ripercorso i fatti dalla notte del primo novembre 2007, ribadendo l'innocenza del suo assistito. «Resto in Italia», ha anticipato lo stesso Raffaele all'inizio dell'udienza di giovedì davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze che li sta giudicando dopo l'annullamento della sentenza di assoluzione ottenuta a Perugia nel 2011. Oggi, dopo un viaggio a Santo Domingo, infatti, Raffaele era in aula accanto ai suoi difensori, nell'udienza dedicata proprio alle arringhe dei suoi legali, Giulia Bongiorno e Luca Maori. Con lui anche il padre Francesco.



Il movente tranquillizzante. «E' stato scelto il movente più tranquillizzante - ha detto l'avvocato Bongiorno in apertura della sua arringa ricordando le prime fasi dell'inchiesta - quello del festino finito male, della bravata. Di un festino a luci rosse, piuttosto che il movente del mostro, dello sconosciuto che ha ucciso una studentessa e che faceva paura a tutti». «E' ora di parlare di Raffaele - ha detto Bongiorno -. Amanda è stata il personaggio di questa vicenda dall'inizio, ma non esiste una responsabilità di riflesso. Ma Amanda è innocente, come vedremo. E se lei è innocente, Raffaele è innocentissimo. Quattro giorni dopo la scoperta del cadavere vengono individuati Sollecito e Knox, che diventano simbolo della depravazione della crudeltà. Raffaele ha la faccia dell'assassino prima degli indizi e delle testimonianze». Partendo dal festino «ci si è chiesto chi vi avesse partecipato. E si pensò ad Amanda Knox, così americana, con un cognome sexy, e venne rappresentata come disinibita, una ventenne che va a letto con tutti, astuta, con quel soprannome, foxy, che invece dipende solo dalla sua bravura a calcio. E Amanda è il sole che illumina gli indizi su Raffaele. Basta poi considerare Raffaele una figura mitologica, mezzo Sollecito e mezzo Knox».



Gli errori. Il legale ha così iniziato a parlare dei «grossolani errori» dell'inchiesta «ammessi anche dall'accusa», facendo vedere alla Corte diapositive sulle orme di scarpa trovate sulla scena del delitto che all'inizio vennero attribuite a Sollecito e che invece erano di Rudy Guede, condannato in via definitiva a 16 anni. «Questo è un processo indiziario - ha proseguito -, ma con la caratteristica che gli indizi sono a metà. Dall'impronta sul tappetino al coltello, arma del delitto compatibile solo a metà, fino alla calunnia. Perché Amanda indica Lumumba ma si colloca sulla scena del delitto». L'avvocato ha poi ribadito il «black out di garanzie difensive» nei confronti di Amanda durante i primi interrogatori in carcere.



I flash back. L'avvocato Bongiorno ha letto alcuni passaggi del famoso memoriale di Amanda, in cui lei si colloca sulla scena del delitto «rannicchiata in cucina, le mani sulle orecchie, ho sentito Meredith gridare e c'era Lumumba». «Se lei dice la verità collocandosi sulla scena del delitto - chiede il legale - Raffaele dov'è? O ha detto la verità o è stata indotta a farneticare, non c'è una terza via». Bongiorno ha ribadito la colpevolezza di Rudy, già con precedenti e descritto come molesto e violento con le ragazze. «E Raffaele? Mi viene sempre da chiedere dov'è Raffaele - ha detto - perché lo difendo sennò neanche pronuncerei il suo nome». Contro di lui, ha ricostruito l'avvocato, la testimonianza dell'albanese Hekuran Kokomani che aveva parlato di una precedente conoscenza tra Rudy e Sollecito, ma giudicata inattendibile nella sentenza di condanna di primo grado, «e per cui al testimone erano stati offerti 10mila euro a Porta a porta, perché era diventato un business testimoniare contro Sollecito».



«L'Unca Nunca non è il bunga bunga». Bongiorno ha ribadito il rapporto tenero tra i due ex fidanzatini, che «non avevano bisogno di rapporti violenti e festini come cinquantenni annoiati. Si baciavano col naso come gli eschimesi: con un bacio che si chiama Unca Nunca che, presidente, non è il bunga bunga».



«Il gancetto era come in una discarica». Dopo la pausa., l'avvocato Giulia Bongiorno ha ripreso la sua arringa parlando dell'analisi del Dna. Il gancetto del reggiseno di Meredith Kercher su cui venne trovata la traccia attribuita a Raffaele Sollecito, «l'unico elemento che lo collega al luogo del delitto», fu «repertato in una scena del delitto che era ormai una sorta di discarica, in un ambiente ormai inquinato». Il legale ha messo anche in dubbio l'attendibilità dell'attribuzione della traccia a Sollecito. Il legale ha detto che fra il primo sopralluogo e il giorno in cui venne repertato passarono 46 giorni durante i quali nella casa vi fu «una serie di accessi, perquisizioni e spostamenti di oggetti: un viavai incredibile, un'attività frenetica». Anche il gancetto venne spostato, ha aggiunto Bongiorno, «non si sa come e da chi, io penso sia stato pestato» e quando venne repertato «venne toccato 14 volte, da due operatori, uno con i guanti sporchi. Maradona, per fare il gol più bello, ha toccato la palla solo 11 volte».



«Assolveteli». Dopo aver insistito sul fatto che sul luogo del delitto non ci sarebbero tracce dei due imputati, l'avvocato Bongiorno ha concluso la sua lunga arringa (oltre sei ore) spiegando che «l'aggressione è stata fatta da una sola persona e quella persona è stata condannata». È insomma Rudy Guede l'unico assassino di Meredith, secondo la difesa di Sollecito. «Tutto il resto - ha chiuso - sono indizi inventati su Amanda e scagliati addosso a Raffaele. Sono tutti e due innocenti, li assolverete tutti e due, ma vi prego: considerate Raffaele per quello che è non per i mezzi indizi».

Il padre di Raffaele, Francesco, ha ribadito: «Raffaele non intende scappare, non ha motivo nè intenzione di sottrarsi al processo. Penso che lo abbia ampiamente dimostrato».



Il presidente della Corte d'assise d'appello di Firenze, Alessandro Nencini, ha calendarizzato le prossime udienze: il 20 gennaio sono previste le repliche, compresa l'arringa finale dell'avvocato di Sollecito Luca Maori, e il 30 gennaio la camera di consiglio e la sentenza.
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