Spoleto, dalle lettere dal fronte ai pacchi di e-commerce: i 100 anni della dinastia dei postini

Generazione di postini
di Ilaria Bosi
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Domenica 29 Novembre 2020, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 18:12

SPOLETO -Non più lettere dal fronte o cartoline, ma pacchi di e-commerce e pos per le ricevute elettroniche. Parte dalla bassa Valnerina e arriva a Spoleto la storia della famiglia Federici-Caterini, postini da cinque generazioni. Una dinastia iniziata 100 anni fa dal bisnonno Raffaele Federici, portata avanti da nonno Giorgio (“Il postino” di Vallo di Nera), proseguita da zia Maria Graziella e mamma Giacomina e ora sugellata da Laura, portalettere per vocazione. Sì, perché Laura Caterini, 48 anni e un diploma da maestra in tasca, in realtà sin da bambina aveva le idee chiare: “Voglio fare la postina!”. Un sogno accarezzato tra gli aneddoti raccontati sul bisnonno e proseguito quando i suoi occhi di bambina scrutavano con vivace curiosità l’orgoglio di nonno Giorgio, quando partiva di tutto punto in sella alla lambretta di servizio, con la bolgetta d’ordinanza a tracolla. Il bisnonno Raffaele, le raccontavano, si muoveva in sella al somaro e ogni giorno si alzava all’alba per raggiungere la stazione ferroviaria di Piedipaterno, lungo la Spoleto-Norcia: dal trenino azzurro, la mattina scaricava i sacchi di posta in arrivo, mentre la sera caricava quelli della corrispondenza in partenza. Laura racconta come con la zia, ma soprattutto con la mamma, abbia vissuto ancor più da vicino questa seconda famiglia: “Il ricordo più bello? Una volta mia mamma mi ha portato con sé e mi ha fatto imbucare le lettere nelle cassette delle abitazioni. Non arrivavo alle feritoie – racconta - e mi tiravo su sulle punte finché potevo. Penso sia nata lì la mia voglia di fare la portalettere, tanto che se penso allo sguardo di ammirazione della mamma in quel momento, mi commuovo ancora oggi”. Dal somaro alla 4X4 tante cose sono cambiate, ma una è rimasta intatta: il contatto con le persone, che almeno nei piccoli centri non si è mai interrotto. “Come i miei nonni – racconta Laura - ho servito piccoli paesi di montagna.

Ho lavorato a Monteluco, a Montemartano e ora mi sono spostata in campagna, a Spoleto: sono la loro postina, il loro punto di riferimento, si rivolgono a me per ogni esigenza e, quando posso, cerco di aiutarli. I paesaggi che ammiro ogni giorno, il contatto con le persone e il rapporto che abbiamo, sarebbe impossibile da replicare lavorando nelle grandi città… ecco, questo non te lo dà nessun altro lavoro!”. Laura mette per un attimo da parte palmare e pos e racconta: “All’epoca dei miei nonni non c’erano le bollette delle utenze domestiche da consegnare, ma cartoline di qualche innamorato, lettere dal fronte o notizie di parenti emigrati a far fortuna”. Una dinastia, la sua, nata quasi per caso. Il bisnonno, combattente nella Prima Guerra Mondiale, resta invalido e trova quindi lavoro come portalettere. Poi, come era frequente all’epoca, lascia il posto al figlio Giorgio, che dal ’63 all’80 è per tutti, a Vallo e dintorni, un riferimento. Del resto, ricorda Laura, la figura del postino è rimasta sempre la stessa: associata a chi ti porta novità e notizie, belle e brutte. “Una figura familiare, spesso anche amica. Il nonno era molto benvoluto e ricordo che molte volte tornava a casa con uova e verdure fresche, regalategli da qualche famiglia. Ogni volta una festa!”. Il nonno muore giovane, gli succedono le figlie. Prima Maria Graziella poi Giacomina. Intanto Laura cresce, prende il diploma da maestra ma – rivela – senza mai controllare una graduatoria. Mi interessava informarmi solo sui concorsi per entrare in Poste. Sono stata assunta nel 1995: un sogno che si è avverato”.

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