Terni, la Lancia di luce finisce al buio. «Non è un addobbo natalizio, anche l'illuminazione la scelse Pomodoro»

La Lancia di Luce in versione natalizia
di Lucilla Piccioni
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Giovedì 10 Dicembre 2020, 09:37

«L’obelisco, lancia di luce, è stato spento». «Dall’inizio di corso del Popolo, poco dopo palazzo Spada, non si riesce più a vederlo, come normalmente accade. Le luci radenti che lo illuminano dal basso non ci sono più, oscurate, in compenso una pioggia di palline virtuali lo trasforma in una sorta di albero di Natale. Non è stato un bello spettacolo vederlo così cambiato, quello è un monumento, un simbolo della città, proiettarci sopra delle luci colorate che lo snaturano mi sembra mancare di rispetto alle nostre tradizioni, quella lancia di luce svetta verso il futuro è un segno, un simbolo di una Terni che aveva ancora sogni nel cassetto. Certo i tempi cambiano, dobbiamo adeguarci alle nuove realtà, capire quali nuove vie percorrere per il bene della città, ma si costruisce il futuro partendo proprio dalla conoscenza delle nostre radici, non ripudiandole», racconta Giorgio Finocchio, il figlio di Mario che è stato il tecnico che ha lavorato sul campo per la realizzazione delle varie parti che compongono l’opera più grande ideata dallo scultore Arnaldo Pomodoro, realizzata interamente in acciaio fuso.

Trentadue metri di altezza per novanta tonnellate di peso.

Dal momento dell’ideazione a quello dell’inaugurazione sono passati dieci anni: dal 1985 al 1995, l’obelisco è stato commissionato per festeggiare i cento anni di vita dell’Acciaieria. Al momento del taglio del nastro non c’erano i fondi disponibili per realizzare anche l’illuminazione del monumento così come aveva indicato Arnaldo Pomodoro. Ci sono voluti altri dieci anni perché la luce fosse quella che si può vedere oggi. Era il 2015 e con l’intervento della sezione ternana di Federmanager e Asm si è potuto finalmente illuminare l’obelisco cosi come aveva ideato lo scultore italiano.

«Ricordo che insieme a mio padre siamo andati a Milano a sottoporre diverse proposte di illuminazione al maestro Pomodoro che ha scelto quella che poi è stata realizzata. Certo io e la mia famiglia siamo particolarmente attaccati al monumento, lo abbiamo visto nascere e crescere, abbiamo vissuto le difficoltà, i successi. Per ottenere le diverse colorazioni dell’acciaio si sono usati stampi con terre diverse provenienti dalle spiagge africane e australiane, sopportano temperature di fusioni inimmaginabili», racconta Giorgio Finocchio. E poi si lascia scappare un commento amaro: «L’otto dicembre, giorno in cui sono state accese le luminarie natalizie per la città, ed è toccato anche all’obelisco, sarebbe stato il compleanno di mio padre. Una coincidenza; forse, ma non credo alla casualità». Ma Giorgio Finocchio non è l’unico in famiglia a non gradire i giochi di luce proiettati per Natale sull’obelisco di corso del Popolo. «Mia moglie ha scritto un post in facebook ed ha avuto in pochissimo tempo una marea di risposte e di condivisioni. I ternani amano Lancia di Luce, anche se la chiamano l’obelisco, e non sono pochi quelli che vorrebbero rivedere la luce dei fari illuminare il monumento», dice Finocchio.

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