Più spazio al Centro Studi «Città di Orvieto», Tardani: «Polo unico per le attività formative»

Più spazio al Centro Studi «Città di Orvieto», Tardani: «Polo unico per le attività formative»
di Monica Riccio
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Lunedì 1 Marzo 2021, 21:05 - Ultimo aggiornamento: 21:06

La giunta comunale di Orvieto ha deliberato, lunedì 1° marzo, il rinnovo del contratto di comodato gratuito per 5 anni di Palazzo Negroni alla Fondazione per il Centro Studi "Città di Orvieto" ampliando gli spazi della struttura destinati alle attività del Centro.

«Con questa decisione - afferma la sindaca, Roberta Tardani - consegniamo al Centro Studi una rinnovata missione, diventare un vero polo culturale dove le attività formative e i rapporti internazionali possano essere messe a leva per lo sviluppo della città, anche economico. Tutte le attività di formazione, comprese quelle delle università americane che collaborano con la Fondazione, saranno così concentrate in un unico luogo. Negli spazi del piano terra è nostra intenzione valorizzare l’Archivio Maoloni, e su questo ci confronteremo con la famiglia, con la convinzione che in quel contesto si possa trovare un ecosistema culturale favorevole non solo per la conservazione e l’esposizione dell’importante materiale in nostro possesso ma anche per la creazione di un hub della grafica che si potrà integrare con il fablab che sarà realizzato prossimamente».

«Allo stesso tempo ci stiamo confrontando con il cda del Centro Studi per rinnovare e innovare lo strumento del Bollettino economico affinché ricerche e analisi dei dati siano orientate su temi di interesse e possano diventare un osservatorio permanente utile a indirizzare anche l’attività amministrativa. Anche in un anno difficile per via della pandemia, nei limiti del nostro bilancio, sul Centro Studi abbiamo investito ripristinando il contributo pieno che era stato dimezzato da chi ci ha preceduto. Si tratta dunque - conclude - di una vera e propria operazione di rilancio rispetto a una fase in cui il Centro Studi è stato visto e gestito come una sorta di condominio dove si volevano far convivere realtà completamente slegate tra loro e dove ci si è limitati ad amministrare l’ordinario senza dare alcuna prospettiva strategica e una sostenibilità economica».

«Al momento del nostro insediamento - spiega la presidente della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto, 
Liliana Grasso  - abbiamo ereditato una serie di criticità economico-finanziarie e ci siamo subito resi conto che il bilancio della Fondazione dipendeva in gran parte dalle entrate derivanti dalle università americane che per lungo tempo hanno rappresentato la principale fonte di finanziamento. Era quindi indispensabile intervenire immediatamente per aumentare l’offerta dei servizi, il bacino di utenza e diversificare le entrate».

«Il Covid ha reso evidente questa necessità, perché con la partenza degli studenti americani a febbraio 2020 le entrate si sono praticamente azzerate. Siamo felici che, situazione sanitaria permettendo – prosegue – gli atenei statunitensi stiano pianificando il loro ritorno per la sessione Spring a maggio. Probabilmente però non saremmo sopravvissuti alla crisi derivante dalla pandemia se non avessimo subito iniziato una profonda spending review e la creazione di nuovi settori di attività. È il caso dell’audiovisivo, con il primo corso partito on line nonostante la pandemia, e la strutturazione di un percorso didattico completo sugli IAA-Interventi Assistiti con gli animali. Abbiamo inoltre puntato a reperire nuove risorse attivando un settore di progettazione che grazie al prezioso contributo di tutto il cda ci ha consentito di partecipare a bandi europei e avvisi pubblici nazionali e regionali. Ad oggi siamo riusciti a vincere 2 bandi promossi dal Miur e ora siamo in attesa dell’esito di altri sette avvisi pubblici. Siamo inoltre rientrati nel fondo ReStart regionale».

«Questa rete virtuosa di coprogettazioni e collaborazioni con gli altri attori della formazione in regione, gli enti e le associazioni del nostro territorio e il Comune stesso è lo strumento per riconnettere la Fondazione con la comunità anche attraverso un ripensamento delle sue attività in relazione alle politiche culturali della città e del territorio. In questa visione strategica consideriamo il Digipass una risorsa fondamentale per aiutare i cittadini orvietani ad affrontare le sfide del digitale, sostenendoli per l’iscrizione ai nidi, alle mense scolastiche, per la partecipazione agli avvisi di sostegno alle politiche familiari della regione».

«Tutto questo - conclude la presidente - nonostante il Covid, tre mesi di chiusura totale delle attività e l'impossibilità di attivare corsi in presenza. Tutto questo grazie al sostegno sostanziale e mai solo formale del Comune che considera la Fondazione uno strumento di sviluppo del territorio e al leale impegno dei nostri dipendenti. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il bilancio 2020 sarà un bilancio di guerra e probabilmente anche quello del 2021, ma il cambio di strategia rende almeno possibile un futuro di sviluppo e non solo di sopravvivenza».

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