«Più donne al lavoro:
serve un nuovo welfare»
Il dibattito a Faurecia

«Più donne al lavoro: serve un nuovo welfare» Il dibattito a Faurecia
di Vanna Ugolini
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Lunedì 11 Marzo 2019, 18:05
TERNI Quanti passi sono stati fatti in avanti anche nel mondo lavoro per le donne ma anche quanto hanno ancora in comune le difficoltà delle donne di oggi con quelle che avevano le loro madri. Se è vero che oggi le donne sono la maggioranza delle laureate con i voti più alti, anche vero che il soffitto di cristallo, quell'invisibile - ma poi nemmeno più tanto - barriera che le divide dal poter ottenere i ruoli più importanti e quindi il potere, si sposta più in alto ogni volta che le donne raggiungono un traguardo. Ad esempio oggi riusciamo ad entrare in tante all'università ma fare carriera dentro gli atenei resta ancora oggi, quasi nel 90 per cento dei casi, una questione tipicamente maschile. Forse, però, di diverso c'è la tenacia con cui si affronta la propria carriera e basta che vengano messe in atto, come è stato fatto in Faurecia, una serie di facilitazioni all'accesso e anche le fabbriche che erano state maggiormente a vocazione maschile si riempiranno di donne. E' stato questo uno dei temi di cui si è discusso, direttamente nel magazzino della fabbrica della multinazionale francese che ha sede a Maratta, con sei imprenditrici ma, anche con le moltissime donne, quasi tutte ingegnere, che ora lavorano lì. Un incontro organizzato appunto da Faurecia, in occasione dell'8 marzo, con il coordinamento di Confindustria.

Le imprenditrici A confrontarsi sono state: Ilaria Caporali, Ad Liomatic, Patrizia Ceprini, Ad Ceprini Costruzioni, Duina Niselli, Consigliere Delegato Amministrazione e Finanza Ilfer, Katia Sagrafena, Co-founder Vetrya, Simonetta Timpani, Cfo Koenig Metall Gt e Tiziana Tombesi, Presidente Aidda Umbria, l'Associazione delle Donne Imprenditrici e Dirigenti d'Azienda, confronto preceduto da una lettura fatta dall'attrice Monica Guerritore. «Altro che soffitto di cristallo - ha spiegato proprio Tombesi - si tratta di un vero e proprio muro di cemento. Le difficoltà restano tante e possono essere superate solo con una collaborazione con le istituzioni». Uno dei nodi più delicati resta sempre, ieri come oggi, quello della maternità. Nel 2016 a lasciare il lavoro dopo il primo figlio sono state 25mila donne, (ma i compagni dov'erano?) una vera e propria ecatombe di cervelli, talenti e idee che forse non verranno più condivisi socialmente. Per questo l'appello è rivolto al Comune: «Va studiato un modello di Welfare condiviso e flessibile che permetta alle famiglie di avere servizi più efficienti». Gli asili nido con orari rigidi, localizzati lontano dai luoghi di lavoro, sono difficilmente fruibili, e su questo le istituzioni potrebbe lavorare «in sinergia con le aziende». Non tutte le imprese, infatti, possono permettersi il costo di un asilo aziendale interno come, invece, ha fatto Vetrya, che ha strutturato un vero e proprio campus ricco di servizi per i dipendenti. Ma Vetrya lavora nel settore digitale, che permette, fra l'altro, una maggiore flessibilità di orari e presenza, invece, come hanno sottolineato in molte «per certi tipi di produzioni diventa indispensabile la presenza fisica sul luogo di lavoro in determinati orari e situazioni». Sicuramente in un confronto con il pubblico le idee non mancheranno, «ma quello che ci interessa è il fare, la concretezza», sottolinea Caporali. Guai a parlare loro di lavoro anche sulle parole per poter scavare i muri - anche quelli lo sono - degli stereotipi linguistici. Megli smontarli direttamente in fabbrica, faccia a faccia con i colleghi uomini che, in qualche caso ci mettono un po' di accettare che ci siano anche le donne al lavoro e che siano brave. Come è successo a Valentine, che si è sentite chiamare ragazzetta perchè è minuta e ha solo 26 anni. Ma poi l'organizzazione del magazzino di Faurecia è stata fatta proprio come diceva lei.
 
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