Alberto Pileri: «I progetti del Recovery Plan? Molti erano della giunta Raffaelli»

Alberto Pileri: «I progetti del Recovery Plan? Molti erano della giunta Raffaelli»
di Vanna Ugolini
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 10:36

Alberto Pileri, lei è stato assessore nella giunta Raffaelli. Cosa ne pensa del Recovery Plan presentato dalla Regione: Papigno città del cinema, le toppe all’ospedale, il Verdi. Sembra quasi la linea della sua giunta.

«Molti progetti erano i nostri. E sono assolutamente superati. Papigno città del cinema oggi è una assurdità, è tutto cambiato, non avrebbe più senso. La stagione del cinema è finita, il rapporto con Cinecittà va chiuso. Ma non basta tirare giù una passerella, che adesso giace come un rottame, per risolvere i problemi di Papigno. Oggi su Papigno bisogna lavorare per la bonifica. E’ un processo difficile e complesso ma la Salvati è brava e deve provarci. E poi Papigno è la storia dell’industria d’Italia. Nella parte più vecchia ci sono le centrali Velino Pennarossa che sono state la colonna vertebrale dell’industria del centro Italia. Se si entra si trova ancora la scritta “Terni 1910”. Con quel materiale tutti farebbero un museo, Terni no!».

Lei un museo dell’Industria dove lo vedrebbe?

«Senz’altro a Papigno.

Qui c’è la principale stazione elettrica dell’Italia centrale. E’ come avere un’autostrada e non sfruttarla. La destinazione più logica è quella museale, con un centro di ricerca per le energie alternative. Così come a Terni abbiamo il museo delle Armi. Il Comune è proprietario della raccolta e dei due capannoni. La cosa va ripresa in mano. Sono tutte questioni complesse ma vanno affrontate».

Tra i progetti mandati dalla Regione a Conte ci sono anche quelli delle “pezze” da mettere al vecchio ospedale.

«Ma quello faceva parte delle richieste cicliche di manutenzione, quando l’ospedale era ancora nuovo. In Umbria la rete ospedaliera è stata rifatta al 70 per cento. Mancano Terni e Narni-Amelia. Sono ospedali che vanno assolutamente fatti».

Ci si sta già dividendo sulla localizzazione.

«Il nuovo ospedale di Terni dovrebbe essere oggetto di discussione pubblica. Ci vuole un periodo di confronto al termine del quale la Regione valuta le proposte e prende le decisioni. Non è comprensibile una decisione senza confronto. Se succedesse su questo si aprirebbe una guerra politica».

Meglio rifare il nuovo ospedale vicino al vecchio o costruirne uno nuovo fuori città?

«Bisogna valutare come sono stati fatti gli ultimi ospedali in Italia. Ci vuole una visione nuova. Certo è che non si può ulteriormente intasare quella parte di città dove adesso c’è l’ospedale, che è già penalizzata dal punto di vista ambientale. Si pensi a un ospedale fuori dal centro e al recupero della vecchia struttura come “Città della salute”. A nessuno venga comunque in mente di fare un’azienda unica. Terni ha bisogno delle sue specificità. E ha bisogno di una riorganizzazione della medicina territoriale. Se guardiamo i dati, in Umbria, nella prima ondata, sono morte ottanta persone. Nella seconda, da ottobre, siamo già a ottocento. Dieci volte tanto. In Italia l’aumento è stato di tre volte. Qualcosa qui non ha funzionato, a partire dai soldi spesi per lo slogan “Umbria bella e sicura”. Sarebbe stato meglio investirli in sanità territoriale».

Bandecchi vuole fare stadio e clinica privata.

«Non mettiamo insieme sport e sanità. Lo stadio va bene, ma che non si vendano i terreni: i ternani hanno spesso centinaia di migliaia di euro per gli espropri. Bene anche la clinica privata nell’ottica di un riequilibrio con Perugia. Ma stiamo alla larga dal modello Lombardia che qui non deve arrivare».  

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