Piediluco, gran botta per l'economia: via la nazionale romena

Piediluco, gran botta per l'economia: via la nazionale romena
di Lorenzo Pulcioni
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Giovedì 27 Febbraio 2020, 17:49
Sessantacinque tra atleti e staff, tutti giovani e perfetti testimonial per la nostra regione. Avevano riempito un albergo e vivevano a Piediluco. Sarebbero dovuto rimanere tutti fino al 31 marzo e una parte sarebbe andata via dopo il memorial d'Aloja. Se ne andranno tutti tra poche ore, mettendo in crisi un pezzo di economia turistica che in inverno vive di sport sulle rive del lago di Piediluco ma, purtroppo, riportando in Romania l'immagine sfuocata di una nazionale in delirio. E questo senza che in Umbria sia mai stato scoperto un caso accertato di coronavirus. Un colpo per l'economia turistica del paese, (la perdita secca è di circa 260mila euro che sarebbero ricaduti sul territorio sotto forma di spese per l'albergo e per il tempo libero nel paese, senza contare gli spostamenti in regione nei giorni di riposo), un colpo per l'immagine tutta dell'Italia. Il governo della Romania richiama in patria la nazionale di canottaggio che si allena a Piediluco a causa dell'emergenza Coronavirus. Gli 80 atleti e atlete torneranno a Bucarest con un volo charter che partirà da Perugia, attraverso un percorso privilegiato per non imbattersi nella ressa dell'aeroporto. E lo faranno insieme ai connazionali della squadra di canoa che attualmente si allenano a Sabaudia. «Gli atleti sono nervosi, si trovano bene a Piediluco ma il governo ha deciso di richiamarli in patria» spiega Antonio Colamonici, direttore tecnico della nazionale maschile che è italiano di origine. Sarebbero dovuti rimanere almeno un altro mese a Piediluco, salvo un breve periodo di pochi giorni in Romania che era già previsto per pochi giorni ma che adesso sarà invece definitivo. Qualcuno aveva anche pensato di fermarsi dopo il periodo di allenamento per qualche giorno di vacanza. Una volta a Bucarest dovranno osservare un periodo di isolamento durante il quale saranno monitorati. «La decisione del ministero dello sport del governo rumeno è politica e non tecnica, non possono prendersi la responsabilità di lasciare gli atleti in un paese ad alto rischio di contagio. Gli aeroporti italiani sono tra i luoghi più movimentati d'Europa. Il problema è profondo, non per gli effetti dell'influenza in sè che peraltro non conosciamo a fondo ma perchè limita la circolazione. In Romania vivono 19 milioni di persone e di queste ce ne sono 4 milioni solo a Bucarest. Se il virus dovesse arrivare lì la situazione sarebbe complicata» le parole del direttore tecnico che suonano come un pugno nello stomaco. Per l'immagine e per l'economia di Piediluco e dell'Umbria che non presenta al momento casi di contagio: «Ma lei, onestamente, in questo momento andrebbe in qualsiasi città della Cina, anche quelle lontano dai focolai?» ribatte il tecnico. La percezione nei paesi esteri, a sentire le parole di Colamonici, è che l'Italia intera sia vista come un posto a rischio. Il calendario di Coppa del Mondo prevede la tappa di Sabaudia in aprile e di Varese a maggio. Tutto adesso nell'incertezza più totale. «Mancano ancora un paio di mesi a questi eventi, ma non sappiamo come evolverà la situazione. Come si fa a garantire l'incolumità degli atleti durante un evento globale dove ci sono atleti che per forza di cose sono transitati nelle zone interessate dal contagio?».
Intanto la titolare dell'albergo dove alloggia la nazionale fa i conti dei mancati incassi: «Un gran problema per noi». Sarà difficile ottenere un rimborso per la disdetta. «Ma noi vogliamo trattarli bene, vogliamo che tornino».
 
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