Stando alla ricostruzione dell'accusa la cooperativa incassava circa 400 euro al giorno per ogni giovane ospitato senza averne titolo. La richiesta di rinvio a giudizio formalizzata ieri in aula arriva dopo la conclusione delle indagini da parte della guardia di finanza notificata nei mesi scorsi agli indagati e alla società. Nel dicembre 2017 il gip di Perugia aveva disposto il sequestro di 6,3 milioni di euro riconducibili alla coop – tra i beni ai quali vennero messi i sigilli gli immobili della società, i conti correnti, altri beni privati degli indagati tra cui un'auto e perfino un pianoforte, per un valore di gran lunga inferiore a quello indicato – ma il provvedimento confermato in prima battuta dal tribunale del Riesame umbro è stato annullato dalla Prima sezione della Cassazione presieduta da Piercamillo Davigo. Ieri mattina hanno preso la parola nel corso dell'udienza a porte chiuse anche l'associazione Colibrì e le Asl di Bologna, dell'Emilia Romagna, del Friuli occidentale e Udine.
L'avvocato Gianni Zurino, difensore del Piccolo Carro, prenderà la parola il 28 novembre insieme ai colleghi Giancarlo Viti e Mario Tedesco che assistono Aristei e Salerno. In quella data, dunque, Frabotta avrà due possibilità: proscioglimento o processo.
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