Terni, piastra logistica
monumento allo spreco

Una veduta di parte della piastra
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Lunedì 22 Gennaio 2018, 19:50 - Ultimo aggiornamento: 20:05

La piastra logistica di Maratta è aperta, ovviamente non nel senso che sia stata inaugurata. Visitare il gigantesco monumento allo spreco di denaro pubblico è comunque possibile. Basta imboccare la strada Marattana in direzione Narni. Una volta arrivati all'altezza della scritta base logistica basta volgere lo sguardo a destra per ammirare in tutto il suo splendore una cattedrale nel deserto costata ventidue milioni di euro. L'accesso è facilissimo. Nessun rete o sbarra impedisce l'ingresso. Una volta parcheggiata la macchina non si possono non notare due mezzi in sosta con targa straniera. Quello che colpisce di più però è la scritta appiccicata al parabrezza di una delle due macchine. Comune di Terni. Comando di polizia municipale. Veicolo sottoposto a sequestro, questo recita il cartellino. Facile immaginare che il parcheggio di servizio della piastra logistica di Maratta, momentaneamente, venga utilizzato come deposito per il sequestro giudiziario. Una vera stranezza. Ma tornado al tour dello spreco, gli occhi si posano sulla palazzina servizi da due piani nuova di zecca. Ovviamente chiusa e inutilizzata come il resto dell'area. La passeggiata prosegue in direzione del piazzale pensato per la movimentazione delle merci. Perché la piastra di Maratta a questo doveva servire. A fare in modo che gomma e ferro si incrociassero in quel punto per facilitare i rifornimenti alle aziende del tessuto produttivo di Terni e Narni. A nulla sono valsi gli avvertimenti di molti imprenditori che negli anni si sono sgolati per dire alla Regione guarda che non servirà a nulla. Niente da fare, Palazzo Donini ha mantenuto fede alla parola data e ha realizzato ugualmente la piattaforma, spendendo, appunto, 22 milioni di euro.

Uno spazio che per estensione è paragonabile a un piccolo areoporto. Il piazzale dove i camion dovrebbero andare e venire a tutte le ore per caricare o scaricare merci è talmente grande che non si sa dove posare gli occhi. Sul binario morto realizzato per collegare la piattaforma alla rete ferroviaria? Sulle 22 gigantesche celle frigorifero costruite per stipare la merce in attesa della distribuzione? O sulla montagna di pali di ferro sistemati in attesa dell'ennesima opera da realizzare? Interrogativi che resteranno senza una risposta, almeno fino a quando non si capirà il destino della piattaforma di Maratta. C'è chi spiega che questo tipo di opere in Italia non ha riscosso un gran successo. (Chissà perchè si continuano a fare) Ma Palazzo Donini non demorde. «Speriamo in un progetto di Confindustria». C'è invece chi pensa che quello spazio sarebbe perfetto per qualche multinazionale come Amazon che sta sondando l'Umbria come possibile sede di una filiale. Chissà se il colosso di Seattle da Bastia scenderà fino a Maratta.
 

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