Perugia: «Vi racconto il fenomeno
Han, studente modello
che giocava a nascondino»

Han il fenomeno coreano del Perugia con connazionale Choe e la loro insegnante di italiano Silvia Capponi
di Corrado Losito
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Martedì 29 Agosto 2017, 17:35
PERUGIA Che Han Kwang Song e il Perugia dovessero incontrarsi era scritto nel destino. Basta infatti fare un salto indietro nel tempo a quel 2014 quando l’intercessione del senatore Razzi consentì il contatto tra la Federcalcio locale con l’Ism Academy di Perugia, di Alessandro Dominici. Il primo gruppo arrivò alla fine dell’anno, erano circa quindici ragazzi, le qualità di Han saltarono subito all’occhio di tutti: «Questo è davvero forte», si diceva tra gli osservatori. C’era però un problema notevole: le regole Fifa sul trasferimento dei minorenni: chi non arriva dall’area Ue fino ai 18 anni non può essere tesserato. I ragazzi avevano quindi il visto di studio convertito in permesso di soggiorno che consentiva loro di studiare. La giornata era quindi allenamento e studio dell’italiano, senza trascurare i provini. L’unica deroga era quella di giocare gare ufficiali solamente con la Nazionale, che nell’ottobre del 2015 prese parte al Mondiale Under 17 in Cile. Il numero 10 di quella squadra era un’altra conoscenza del Grifo: Choe Song Hyok. Il numero 9 in quel Mondiale era proprio Kwang Song Han, all’epoca minorenne: la Fiorentina aveva preso anche lui, Pantaleo Corvino annullò poi tutta l’operazione. Alessandro Dominici si rivolse al Cagliari che lo portò in Sardegna. Il resto è storia di adesso. Han, che a Perugia aveva studiato, nonostante il trasferimento nell’isola dove si trovava bene, aveva sempre mantenuto un legame con la città che lo aveva adottato. Il suo ritorno in Umbria è stato un tuffo nel passato recente. A spiegare l’italiano ad Han e Choe quando ancora non conoscevano una parola della nostra lingua, era Silvia Capponi, perugina, insegnante d’italiano all’Università per Stranieri di Perugia e l’Ism che con l’Università ha una convenzione. Tra lei e i ragazzi coreani si instaurò subito un legame di amicizia nonostante la naturale diffidenza iniziale da parte di chi si trova in un contesto del tutto nuovo, legame che resta saldo anche adesso: «Tutti i ragazzi provenienti dai vari Paesi hanno sempre studiato insieme agli altri, si sono integrati alla perfezione, inizialmente c’era un modo di porsi differente come è normale ma l’approccio orientale è quello di rispondere solo su domanda degli insegnanti», spiega Silvia. Di aneddoti legati ai due coreani ce ne sono tanti. «Con loro usavo una metodologia giocosa che ha permesso a tutti di rilassarsi anche perché non dobbiamo dimenticarci che si tratta di ragazzi che avevano sedici anni. Un ricordo particolare è stato quando li ho portati al parco, lo scopo era parlare dei ricordi d’infanzia e tutti praticavano gli stessi giochi, ad esempio il classico nascondino». Con Han, come detto il rapporto è stato da subito facile considerata la naturale predisposizione alla socializzazione del ragazzo «È sempre stato un ragazzo aperto, interessato, studiava e amava dialogare con tutti e in Umbria è stato bene, questa è casa sua come ammesso da lui, qui si trova veramente bene basta vedere la sua esultanza dopo i gol, tra l’altro lui e Choe erano anche fra i più bravi e qui a Perugia hanno tantissimi amici che incontrano abitualmente, sono i primi a voler regalare al Grifo delle soddisfazioni». 
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