Giallo delle divise scomparse, la ricerca si allarga a un altro ospedale

Giallo delle divise scomparse, la ricerca si allarga a un altro ospedale
di Egle Priolo
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Giovedì 22 Luglio 2021, 08:09

PERUGIA - Il giallo delle divise scomparse in ospedale si allarga. E dal Santa Maria della misericordia di Perugia arriva al Santa Maria di Terni. Anche l'Azienda ospedaliera ternana, infatti, ha ricevuto la sacrosanta richiesta da parte della Sogesi di vedersi recapitare i camici e gli indumenti non ancora restituiti alla scadenza dell'appalto.

La ditta, infatti, che per anni si è occupata del noleggio e del lavaggio dei capi da lavoro anche nei due principali ospedali umbri, giustamente rivuole indietro il materiale dato a nolo e che non è ancora rientrato nei suoi magazzini. E se a Perugia il buco del bucato ammonta a oltre 160mila euro più iva, a Terni si parla di un debito che si aggira intorno a un quinto, circa 30mila euro. E grazie al sistema di tracciamento, secondo quanto risulta al Messaggero, le richieste di restituzione sarebbero state avanzate in maniera molto precisa e chirurgica agli operatori che risultano aver lasciato negli armadietti o nei cassetti le vecchie divise, si dice molto comode e traspiranti. Tanto che la direzione del Santa Maria ha avviato il percorso e l'interlocuzione con la società di Ponte San Giovanni e non si parla (almeno al momento) di trattenute sullo stipendio per i dipendenti più distratti.
Diversamente, quindi, da quanto accaduto a Perugia, con la circolare della direzione amministrativa inviata lo scorso primo luglio che ha fatto storcere il naso a molti. Tra chi insiste nel sottolineare l'impossibilità del tracciamento (e quindi della responsabilità in capo a ogni dipendente) e chi in ogni caso all'ultimatum dell'ospedale – restituzione o busta paga decurtata – risponde con rabbia e disapprovazione.

IL BALLO DEI NUMERI
E sempre restando in attesa dei numeri ufficiali delle divise recuperate nei quindici giorni che l'Azienda ospedaliera ha concesso ai dipendenti per la restituzione al punto Guardaroba.

Anche qui, il giallo resta fitto, tra chi ribadisce il mancato recupero e gli uffici che invece starebbero rendicontando il cospicuo numero di indumenti correttamente restituiti, seppur dopo un anno dalla scadenza dell'appalto. E sia chiaro che il giallo, fosse anche una bagatella estiva da seguire a puntate da sotto l'ombrellone, interessa soprattutto per il rischio che un'azienda pubblica debba far fronte a una spesa davvero ingente – che ha già ammesso di non potersi permettere nella stessa circolare – o che finisca addirittura in tribunale in caso di contenzioso con la ditta privata che adesso esige il corretto pagamento (in denaro o “natura”) di quanto di sua spettanza.

IL COMMENTO
E a proposito del rischio tribunale – e nella speranza per le casse pubbliche non ci si arrivi e la questione si risolva con la soddisfazione di tutte le parti -, c'è il commento tecnico dell'avvocato Giuseppe Amato, esperto civilista del foro di Perugia. Che sottolinea prima di tutto la necessità di capire come fosse disciplinata la consegna del materiale e soprattutto la sua restituzione, con la ditta che «potrebbe chiedere la parte mancante dove provasse l'eventuale inadempimento contrattuale dell'ospedale, che ha ricevuto le divise in custodia». Per la trattenuta sullo stipendio, invece, si deve ragionare sulle figure a cui erano consegnati i capi, con il paradosso che in caso di contenzioso con i dipendenti si dovrebbe dimostrare - per ognuno - la ricezione e la mancata restituzione. In pratica, passando dalla categoria giallo alla fantascienza, una controversia ad personam per ciascun operatore riottoso. Come finirà?

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