Perugia, spaccia droga e “arrotonda” con il reddito di cittadinanza

Perugia, spaccia droga e “arrotonda” con il reddito di cittadinanza
di Egle Priolo
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Venerdì 11 Giugno 2021, 10:45

PERUGIA - Uno è spacciatore con il reddito di cittadinanza, l'altro ha un tesoro in casa e lo attribuisce al suo lavoro in nero come lavapiatti. Questo lo spaccato che emerge dopo gli ultimi arresti dei carabinieri e soprattutto dopo il maxi sequestro di 12 chili di eroina, trovati in un appartamento di via dei Filosofi. Grazie all'impegno dei militari, ma anche alla “sicurezza partecipata”: con i cittadini che invece di girarsi dall’altra parte hanno segnalato alle forze dell’ordine situazioni sospette davanti casa, nel giardino del quartiere o nel condominio in cui vivono. Esattamente come quello strano andirivieni notato in quell'abitazione, diventato “geolocalizzazione” di un altro bazar della droga in città.
Ieri il gip Valerio D'Andria ha confermato quindi l'arresto in carcere per il cittadino nigeriano trovato in possesso dell'ingente quantitativo di droga, ha liberato la compagna camerunense madre del loro bambino per la mancanza di indizi di un suo coinvolgimento diretto nello spaccio e ha disposto gli arresti domiciliari per il trentenne di origini tunisine che era stato notato in compagnia del nigeriano e beccato con 15 grammi di droga e quasi tremila euro in casa.
Nell'ordinanza del gip, che ha quindi rivisto le iniziali misure cautelari disposte nei confronti dei tre indagati – assistiti dagli avvocati Vincenzo Bochicchio e Barbara Romoli – si legge appunto come permangano i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due uomini, trovati in possesso nelle loro abitazioni anche di bilancini di precisione e, il nigeriano, di quasi tre etti di sostanza da taglio e materiale per il confezionamento delle dosi. Oltre a quei trentamila euro che l'uomo ha provato a spiegare parlando di un lavoro in nero come lavapiatti «in un non meglio specificato ristorante» oltre a 800 euro di proprietà della compagna e dovuti al suo impiego come badante. Durante l'interrogatorio ha anche ammesso di aver acquistatola droga che gli è stata trovata addosso da carabinieri quando lo hanno fermato, ma ha spiegato che fosse per l'uso personale suo e della compagna.
Versione che evidentemente non ha convinto il giudice D'Andria che anzia ha confermato la misura cautelare in carcere, sottolineando come «indice delle dimensioni del traffico in cui è inserito pienamente» lo straniero «è dato anche dall'importante somma di denato rinvenuta e riferibile sicuramente all'attività di spaccio, stante tra l'altro la mancata indicazione di altre fonti lecite di guadagno». Per cui solo la misura del carcere «appare idonea a salvaguardare le esigenze cautelari, tenuto conto che l'indagato potrebbe agevolmente reiterare condotte delittuose dello stesso genere in ambiente domiciliare, laddove manterrebbe contatti con la rete criminale in cui hanno operato». «Circuiti criminali importanti» li definisce il giudice, considerando che, in base ai calcoli effettuati dai carabinieri del Reparto operativo - Nucleo investigativo di via Ruggia, diretti dal tenente colonnello Antonio Morra, da quel quantitativo di eroina sarebbero state vendute almeno 15mila dosi, per un valore di mezzo milione di euro.
I domiciliari al tunisino, invece, sono considerati «maggiormente proporzionati» al quantitativo decisamente più modesto sequestrato dopo la perquisizione personale e domiciliare. Il trentenne però, intanto, esce sì dal carcere di Capanne ma perde l'aiuto dello Stato. Il giudice ha infatti anche diposto nei suoi confronti la sospensione dell'erogazione del reddito di cittadinanza di cui, evidentemente, godeva.
 

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