Perugia, movida selvaggia: barista a processo per il rumore

Perugia, movida ai tempi del Covid sulle scalette del Duomo
di Michele Milletti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 15 Febbraio 2021, 12:45

PERUGIA - L’attacco è disturbo della quiete pubblica. Il contrattacco è diffamzione. La movida perugina finisce in tribunale, e sono accuse e contro accuse tra un barista e alcuni residenti della zona universitaria.
Certo, pensare alla movida oggi con il coprifuoco e la zona rossa è una cosa quasi surreale. Eppure in quella zona di centro, tra le scale dell’Acquedotto e le facoltà universitarie, il ritrovarsi di ragazzi e studenti è stato finché il Covid lo ha reso possibile uno dei tratti distintivi. Inevitabile, con la vitalità dei giovani a rappresentare una risorsa importante per molte attività commerciali e locali nella zona circostante.
La questione, purtroppo, è che in alcuni casi e situazioni i residenti hanno individuato queste situazioni come fonte di disagi notturni. Specie nel fine settimana, quando in alcuni periodi dormire per qualcuno è stato una vera e propria chimera. Al punto da pensare, specie d’estate e per chi ne aveva la possibilità, di allontanarsi per il fine settimana. Ma il non riuscire a riposare fino alle prime ore del mattino è stato anche causa, per chi aveva una struttura ricettiva in zona, di situazioni poco piacevoli con ospiti e turisti che si sono più volte lamentati.
L’ATTACCO
Una situazione di crescente tensione, tra i residenti e il barista, che ha avuto il culmine tra 2018 e 2019 quando si sono susseguite per mesi le segnalazioni alla polizia municipale e alle forze dell’ordine e i relativi interventi per verificare la situazione. Interventi che in più casi hanno portato a sanzioni per l’esercente. Oltre a denunce da parte dei residenti, che tra gli altri si sono affidati all’avvocato Sylvia Piazzoli.
Il culmine è arrivato il 31 gennaio 2019: secondo quanto si legge nel decreto di citazione a giudizio firmato dal pubblico ministero Massimo Casucci, «data di esecuzione del sequestro dell’impiato sonoro - superamento del valore differenziale accertato il 22 e 23 settembre 2018 - schiamazzi all’esterno del locale e livello sonoro oltre i livelli di tollerabilità». Questa la situazione, con il barista accusato di disturbo della quiete pubblica che andrà a processo il prossimo 25 marzo.
«È vittima di una situazione difficile che si è venuta a creare - dice l’avvocato Cosimo Gabriele Caforio, difensore dell’esercente -. La zona era ed è particolarmente depressa, lui lavorava la sera con gli studenti ed era l’unico momento di attività vera e di entrate».
IL CONTRATTACCO
Difesa e contrattacco.

Perché se il 25 marzo l’avvocato Caforio dovrà difendere la correttezza del comportamento tenuto dal suo assistito, una settimana dopo passerà all’attacco nei confronti di uno dei residenti. «Il mio cliente è infatti anche parte offesa davanti al giudice di pace» conferma il legale. Il Covid ha inevitabilmente rallentato questa storia giudiziaria, e se nel caso del disturbo alla quiete pubblica lo spostamento è stato da settembre a marzo, la prima udienza per la diffamazione sarebbe dovuta essere lo scorso 26 maggio, poi un primo rinvio a ottobre e poi la data del 31 marzo. «Il vicino si metteva fuori dal bar e diceva alle persone di non entrare perché gestito da delinquenti» conclude l’avvocato Caforio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA