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CORONAVIRUS

Perugia, il prof Matteo Pirro: «Siamo confortati dalle guarigioni»

Il prof Matteo Pirro
Articolo riservato agli abbonati
1 Aprile 2020 di Luca Benedetti (Lettura 4 minuti)
  • 52

PERUGIA - Matteo Pirro, è il direttore della struttura complessa di Medicina interna dell’Azienda ospedaliera di Perugia. Adesso è in prima linea nella sfida al Covid-19.
Professor Pirro, in ospedale c’è stata una rivoluzione per poter gestire l’emergenza. Cosa è successo? «Un’emergenza che ha imposto cambiamenti a tutti i livelli, improvvisi e sostanziali nella organizzazione del lavoro e nella gestione clinica dei pazienti. Cambiamenti, condivisi con la sempre presente direzione aziendale e utili a garantire e tutelare al meglio la salute dei pazienti e anche la protezione del personale sanitario. Sono stati creati percorsi scritti, esposti e chiaramente visibili nelle varie aree dei reparti, con tutte le indicazioni sul rispetto delle procedure organizzative finalizzate a ridurre i rischi di contaminazione di pazienti e sanitari».
Come vi siete adeguati al riassetto dei reparti?
«Lo abbiamo fatto subito e bene e continuiamo a farlo collaborando tra professionisti sul piano professionale e umano. Abbiamo raggiunto una nuova sintonia tra colleghi di reparti diversi e di diverse realtà sanitarie della regione».
Direttore Pirro, quali strategie avete adottato per contenere l’ondata Covid-19?
«Sul piano organizzativo la Struttura complessa di medicina interna, dopo sopralluoghi tecnici, formazione del personale e dotazione di adeguati dispositivi di protezione individuale, è stata convertita nell’area Medicina Interna-Covid positivi, area che può ospitare 20 pazienti con diagnosi accertata di Covid-19. In aggiunta, ci è stata affidata la gestione di una seconda area, la “Medicina Interna Covid diagnostica”, nella quale possono essere ospitati in camera singola almeno 10 pazienti con sospetta Covid-19».
Come vengono gestite le due aree?
«Le due aree “Covid positivi” e “Covid diagnostica” sono gestite dal personale medico della Medicina Interna (strutturati e specializzandi); mentre il personale infermieristico e Oss è frutto di una combinazione tra il nostro personale della Medicina Interna e quello del Reparto di Neurologia. Le aree “ Covid positivi” e “Covid diagnostica”, lavorano in strettissimo rapporto tra loro, e con altri reparti».
Dal punto di vista clinico come operate?
«I malati affetti da Covid-19 sono gestiti clinicamente e trattati impiegando i presidi diagnostici e terapeutici giudicati in modo collegiale tra internisti ealtri specialisti (infettivologi, microbiologi, pneumologi, anestesisti) più idonei al singolo caso per cercare di curare la malattia virale. E in tale direzione vanno le condivisioni di schemi di intervento tra farmaci antivirali, immuno-modulanti, farmaci cosiddetti biologici, supporto ventilatorio di vario tipo. Ma non dimentichiamo che i pazienti con Covid-19 sono spesso malati affetti da patologie pre-esistenti, spesso multiple, che necessitano di indagini diagnostiche e terapie appropriate. Tutto ciò impone un livello di intervento ancora più coordinato e complesso oltre che una stretta collaborazione con altri reparti per garantire, non solo il giusto approccio diagnostico-terapeutico, ma anche il rispetto di percorsi dedicati ai pazienti Covid positivi. L’azione coordinata del personale che opera nelle aree “Covid positivi” e “Covid diagnostica” ha permesso a oggi di escludere diagnosi di Covid-19, formulare nuove diagnosi di Covid-19, curare i pazienti con infezione accertata e, dato assai confortante, ha consentito anche la guarigione dell’infezione, supportata dalla risoluzione persistente dei sintomi, dalla negatività ripetuta dei tamponi eseguiti e perché no, dall’esito dei nuovi test immunologici qualitativi che documentano il tipo di risposta anticorpale del paziente».
A parte i reparti legati alla catena anti Covid-19, avete rapporti con altri reparti?
«La “Covid diagnostica” ha dedicato un’area riservata ai pazienti con sospetta Covid-19 che necessitino di dialisi. È in questa area protetta che, in collaborazione con il personale medico e infermieristico di Nefrologia e Dialisi, viene garantita la esecuzione della procedura dialitica fintanto che la diagnosi di Covid-19 venga accertata o esclusa. Inoltre la Medicina Interna “Covid positivi” si è resa disponibile a garantire, oltre alle consuete attività di diagnostica internistica e vascolare per i pazienti degenti in altri reparti, anche un servizio di diagnostica vascolare dedicato alla Anestesia e Rianimazione-Covid positivi. Questo perché stiamo rilevando un eccesso di rischio trombotico proprio in questa tipologia di malati. Non dimentichiamo inoltre le altre fondamentali interazioni con gli ospedali limitrofi». Sul piano umano, che esperienza state vivendo?
«Il fattore umano è in questo momento assai delicato. Delicatissima è la situazione dei malati, costretti a vivere una condizione di malattia già di per se assai gravosa, a cui si aggiunge uno stato di isolamento dalle persone più care, dai propri familiari, da coloro che vorrebbero dare una carezza, ma non possono. L’amarezza e, direi il dramma umano, di questa situazione la vivono i familiari dei malati» Professor Pirro, come cercate di gestire questa ulteriore difficoltà? «Questo disagio stiamo provando a contenerlo visitando più volte i malati, chiamandoli al telefono, chiamando in modo ricorrente e coordinato i familiari dei pazienti per comunicare loro lo stato di salute dei propri cari ricoverati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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