Sono quaranta gli episodi in cui il maresciallo maggiore della Provincia di Perugia, Monia Mattiacci, ha intascato i soldi delle multe o ha messo in atto procedure per nascondere il peculato. I numeri spuntano dalle 150 pagine di chiamata in giudizio firmata dal procuratore regionale della procura regionale della Corte dei Conti, Rosa Francaviglia e dal sostituto procuratore generale Enrico Amante. Nella citazione e nella fissazione della discussione del processo vengono chiamati a rispondere del danno erariale (presunto) anche i comandanti Michele Fiscella, Stefano Mazzoni e Luca Lucarelli che si sono succeduti alla guida del Corpo dell’Ente dal 2011 al 2014, gli anni in cui la Provincia non ha incassato quasi mezzo milione di multe per una gestione ritenuta caotica delle sanzioni al codice della strada. Una parte (minima rispetto ai 446.206,05 euro richieste ai quattro dipendenti pubblici in via solidale e per l’intero) è finita nelle tasche, secondo l’accusa, del sottufficiale.
In particolare vengono segnalati nel fascicolo della Procura contabile quaranta episodi in cui c’è da una parte l’ammanco che avrebbe dato luogo al buco. Ammanco che è rilevato dalle carte dell’inchiesta penale.
Intanto, la Provincia di Perugia si muove e spiega con una nota. «In merito alla notizia di cronaca sull’inchiesta della Corte dei Conti relativa alle multe non riscosse, spiegano da piazza Italia, la presidente della Provincia Stefania Proietti sottolinea che “i fatti si riferiscono agli anni 2011, 2012, 2013 e 2014 e quindi nulla hanno a che vedere con la sua attività amministrativa. Stiamo valutando – ha aggiunto – tutte le azioni per tutelare in ogni sede l’immagine dell’Ente e l’Ente stesso al fine di far emergere la verità e le responsabilità”».
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