Perugia in B. I padri (pochi) e i figli dell’impresa. Ci sarà un lenzuolo con le scuse?

Perugia in B. I padri (pochi) e i figli dell’impresa. Ci sarà un lenzuolo con le scuse?
di Remo Gasperini
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Lunedì 3 Maggio 2021, 09:00

PERUGIA - Nella storia del Grifo questa promozione della C alla B resterà assolutamente unica nella sua specie. Nemmeno quella del 1932-33, e parliamo di novant’anni fa, è stata festeggiata in campo dai soli addetti ai lavori. Per non parlare della più recente con i 20mila del Curi nel 2014 contro il Frosinone. A Salò, pure appostati fuori dai cancelli, di tifosi ce n’erano una decina. E’ toccato a loro “partecipare” alla festa sul posto di una promozione figlia come mai del sacrifico, del lavoro e del silenzio. Una promozione festeggiata in città con una grande folla in maschera a dimostrazione che l’unico vaccino contro il virus della retrocessione è una promozione. E dopo una quarantena lunga 261 giorni, terribile nei primi momenti succeduti al 14 agosto, il giorno dello spareggio perso con il Pescara, si è compiuta l’opera di riparazione. Detto che tutta la squadra merita l’elogio per la costanza dell’impegno e la compattezza, a firmarla sul campo è stato il più meritevole: uno che di nome fa Salvatore e di cognome, Elia, scomoda pure un profeta. Ma se i giocatori sono stati il mezzo, il sigillo sull’impresa lo hanno messo quelli del “manico”. Fabio Caserta in primis, il mister con il look e non solo da francescano che ha servito il Grifo con umiltà. Su di lui fino ieri sono state dette tante belle cose ma mancava la prova regina: l’essere riuscito a condurre il Grifo al successo con una costanza, un equilibrio e una serietà davvero invidiabili è la prova definitiva. Ed essere entrato come fece Camplone nel 2014 nel gruppo dei tecnici che hanno conquistato la B, gente che si chiama Mazzetti e Castagner, non può che gratificarlo e qualificarlo. E anche il diesse Marco Giannitti, uno la cui storia fa rima con “promozioni” ha il grande merito di aver dato a Caserta gli “uomini” giusti per l’impresa. Infine Massimiliano Santopadre. Questa promozione-riparazione se l’è proprio meritata. Per uno con il suo carattere stare zitto 263 giorni (due in più della quarantena perché allora ci aveva messo la faccia con l’ultimo dei suoi monologhi) è stata una fatica sovrumana. Ma lo ha fatto senza far mancare niente alla squadra pur in questo momento di grande difficoltà. Lo strappo con parte dei tifosi è stato forte; il gran rumore della promozione, almeno a caldo, ha coperto le grida di contestazione. Rimangono però nella mente quegli striscioni offensivi che lo hanno colpito quando tutto sembrava perso. Invece ha vinto. Forse un lenzuolo con le scuse, almeno uno, ora Santopadre se lo meriterebbe.

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