Perugia, il prefetto Gradone: «Imprese acquistate con i soldi delle cosche»

Il prefetto di Perugia, Armando Gradone
di Luca Benedetti
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Sabato 21 Gennaio 2023, 07:45

A Palazzo Cesaroni, dove la Commissione d’inchiesta antimafia del Consiglio regionale presieduta da Eugenio Rondini (Lega), ha ascoltato l’informativa del prefetto di Perugia, Armando Gradone, le parole dell’uomo dello Stato risuonano forti e chiare. Il tema è quello del contrasto e alla prevenzione della criminalità nel territorio e quel punto d’osservazione è talmente importante che ogni singola sillaba ha un peso specifico molto elevato. 
Per quanto riguarda la presenza delle mafie in Umbria, il prefetto ha detto di basarsi sui fatti più che sulle analisi di scenario, vale a dire su dati ricavati da procedimenti e condanne per reati di associazione mafiosa. Guardando ai fatti - ha aggiunto -, «l’Umbria non mostra fenomeni di consorterie di tipo mafioso ma ha indubbiamente caratteristiche di zona franca, che si presta per attività di riciclaggio, quindi parliamo di vulnerabilità». «Il lavoro della Prefettura su questo versante - ha sostenuto Gradone -, oltre che attraverso un monitoraggio costante svolto insieme a enti locali e associazioni, nonché grazie alla stretta collaborazione con Procura e forze dell’ordine, si concretizza nelle interdittive alle imprese su cui gravano sospetti. Quelle intraprese dalla Prefettura di Perugia possono vantare un tasso di successo del 100 per cento: nessun provvedimento è stato censurato in sede di contenzioso». dati importanti a cui segue una spiegazioone altrettanto necessaria: «Non dobbiamo vedere la mafia dappertutto ma dobbiamo sviluppare un olfatto particolare per fiutare queste cose. A Perugia da anni ci sono diversi soggetti originari della Calabria ma che ormai sono umbri, perché hanno studiato qui o lavorano qui, sono umbri a tutti gli effetti ma hanno mantenuto relazioni con la terra di origine e in qualche caso utilizzano proventi acquisiti da cosche calabresi. Parliamo di piccole attività nel campo dell’edilizia, della ristorazione, recentemente anche compravendita di piccole imprese».
Gradone ha fornito anche altri dati sui reati commessi in provincia di Perugia. Nell’ultimo quinquennio, dal 2017 al 2021 (i dati del 2022 non sono ancora definitivi) è stato evidenziato come il totale dei reati sul territorio di Perugia si attesta nel primo triennio (2017-2019) intorno ai 24 mila casi. Nel 2020 invece c’è una forte diminuzione, oltre il 30 per cento, ma si tratta di cifre condizionate dalla pandemia e dai lockdown. Nel 2021, che può essere considerato un anno «normale», viene segnalato comunque un decremento «molto significativo»: rispetto ai 24 mila degli anni precedenti siamo vicini ai 21 mila. E i dati, ancora provvisori, relativi al 2022 individuano 20 mila 400 delitti commessi nel territorio perugino.
«Rispetto al 2020 - ha detto il prefetto - c’è stato un riallineamento ma siamo comunque molto al di sotto di quanto avveniva in precedenza. Il delitto che maggiormente incide sui cittadini è quello relativo ai furti, che incide per circa la metà (11 mila) della delittuosità totale e condiziona molto la percezione di sicurezza che hanno i cittadini. I furti in appartamento - ha spiegato Gradone - non hanno come vittima solo il cittadino o la famiglia che li subisce, ma in qualche caso anche interi condomini, essendo fatti che vengono partecipati da tante persone e ciò fa assumere al fenomeno dei furti un peso importante, anche se c’è stata una diminuzione nel numero. Anche i reati legati allo spaccio di stupefacenti preoccupano, per la presenza di gruppi criminali per lo più etnici, albanesi, nigeriani e tunisini, che movimentano quantitativi importanti di ogni genere di sostanze stupefacenti. I gruppi nigeriani si segnalano anche per altri reati che incidono molto, come lo sfruttamento della prostituzione. In aumento le frodi informatiche legate al sempre più massiccio utilizzo degli acquisti online».
 

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