Perugia, caos giustizia
stop anche ai precari

Perugia, caos giustizia stop anche ai precari
di Egle Priolo
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Lunedì 13 Ottobre 2014, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 16:25
PERUGIA - C'è chi ha lasciato un lavoro sicuro anche se a tempo determinato. Chi fattura lavoretti saltuari, ma rinunciando alle offerte quando si è vicini alla soglia degli 8mila euro all'anno.

E magari anche chi, per pagare l'affitto e per mangiare, è costretto ad accettare lavori in nero. Perchè devono restare disoccupati per forza. Per forza e per realizzare un sogno dopo anni di sacrifici: lavorare per il ministero della Giustizia, nei tribunali e nelle cancellerie in cui sono impiegati dal 2011. Sono i circa ottanta precari della giustizia (50 solo a Perugia, gli altri a Terni), entrati, chi con contratti annuali, chi semestrali, nelle cancellerie come funzionari giudiziari o contabili.

Ottanta laureati in Giurisprudenza, Scienze politiche o Economia che negli ultimi anni hanno reso meno pesante il lavoro nelle cancellerie, evitando per quanto possibile il collasso di cui il personale si lamenta da anni. E che produce lungaggini e tempi biblici che poi si riversano su tutti i cittadini costretti a rivolgersi al sistema giustizia.

Un problema generazionale, quello dei precari, ma che quindi rappresenta un disagio per tutti: il governo tempo fa ha promesso 150 nuovi cancellieri, quando però in organico sembrano mancare circa 8mila unità, tra commessi e dirigenti di cancelleria. «È necessario rinforzare gli organici contro le lungaggini», aveva spiegato Biagio Scialò dell'Usb Giustizia. Senza ricorrere a personale di altri enti pubblici, ovviamente da formare, per supplire alle carenze di organico.



Ed è qui che torna con forza il problema dei precari. Problema, ma anche «soluzione economica e già pronta», spiega il Gruppo autonomo precari giustizia Perugia, di cui fanno parte quei laureati che dopo il primo bando della Provincia hanno ottenuto l'agognato contratto su carta intestata del ministero. Contratti da 230 ore per tirocini (a 10 euro l'ora) da smaltire in due o tre mesi al massimo. Ma che rappresentano almeno una speranza. Prima il completamento, poi il perfezionamento e adesso, dal primo ottobre, sarebbe dovuto partire il terzo. Di cui però non si ha notizia. E per cui il ministero (a favore di tutti i 2924 precari della giustizia in Italia) ha stanziato, come ha ricordato in un'interrogazione il deputato Marco Di Lello, 7,5 milioni di euro da spendere entro la fine dell'anno.

Che fine hanno fatto questi soldi? Perché non si spendono per dare un po' di ossigeno alle cancellerie, chiedono i precari? E anche per dare un futuro a loro. «Ne mancano 8mila, noi siamo 3mila - ricordano -, perché non si trova una soluzione? Ma se non c'è futuro per noi, ci lasciassero liberi. Invece dobbiamo rimanere disoccupati come prevedono i requisiti per accedere al tirocinio: perdendo altre occasioni per inseguire un sogno».



«Nell’assemblea straordinaria indetta dall’Ordine degli avvocati di Perugia il prossimo 17 ottobre (alle 10 alla Sala dei Notari, ndr) - concludono i precari - parteciperemo a sostegno di tutti gli avvocati e cittadini che rischiano di subire le conseguenze peggiori di questa situazione. Siamo disponibili a valutare insieme ai vertici politici ed istituzionali ogni iniziativa utile che sosterrà il nostro lavoro nella giustizia: per una giustizia che lavora».
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