Perugia, il banco al mercato e la villa acquistata con i soldi della camorra

Perugia, il banco al mercato e la villa acquistata con i soldi della camorra
di Michele Milletti
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Mercoledì 10 Marzo 2021, 12:05

PERUGIA - Villa in zona Costa di Prepo, 172mila euro. Capannone nella zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte, 136mila euro. Immobile e annesso terreno a Ischia,zona Casamicciola, 100mila euro. E ancora un piccolo locale con bagno in corso Garibaldi, pieno centro storico di Perugia. Per proseguire con conti correnti e due società provviste di licenza per vendere tessuti e indumenti usati ma anche ortofrutta. Il contofa un valore “reale” di un milioneemezzodieuro,dimezzatodal fatto che gli immobili sono stati acquistatiadastegiudiziarie. Ma c’è di più. Perché gli 800mila euro necessari per tutte queste operazioni arrivano da Secondigliano, provincia di Napoli, e secondo gli investigatori sono molto, troppo, vicini al clan Licciardi. In tre parole: odore di camorra. Questohannoscoperto ifinanzieri del Nucleo di polizia economico–finanziaria, diretti dal colonnello Danilo Massimo Cardone e coordinati nelle operazioni di investigazionedaltenentecolonnello Antonella Casazza, in costante collegamento con il sostitutoprocuratore Manuela Comodi della Dda di Perugia e sotto la supervisione del procuratore capo RaffaeleCantone.

LE SEGNALAZIONI

A finire nel mirino di investigatori e inquirenti un imprenditore napoletano da anni residente a Perugia.L’uomoformalmenteha un’attività di commercio ambulante che svolge nei principali mercati cittadini, in particolare a Pian di Massiano e piazzale Bove, maanchenellaprovincia (soprattutto a Bastia) e fino ad Arezzo. Nel2015 è destinatariodiuna proposta di misura di prevenzione patrimonialeepersonale,che verrà rigettata dal Tribunale e che lo porta inevitabilmente alla consapevolezza di esserenel mirinodegli investigatori per i suoi traffici. Perquesto motivo, quando sitratterà di acquistare tutti quei beni e quelle società, lui non comparirà maiufficialmente ma saranno intestati al figlio e ad altre tre persone.Tuttie quattro, assiemeall’imprenditore, finiti nel registro degli indagati. «Tale consapevolezza-scrive ilgipAngela Avila-avevanoglialtriconcorrentineireati contestati (…) Ciòemerge dal contenuto delle conversazioni captate (…) dalle quali traspare un rapporto di estrema confidenza fra tutti gli indagati, tale da far ragionevolmente reputare che gli stessi fossero tutti a conoscenza del procedimento di prevenzione pendente e che abbiano agito al solo fine esclusivo di venire incontroallenecessitàdel(omissis) per non farlo risultare formalmente intestatariodi societào beni».

Ma quei due bonifici ad aprile e maggio 2018 per quasi ottocentomila euro complessivi, che serviranno per gli acquisti alle aste fallimentarie per «acquisireuna posizione di leadership, controllando, di fatto, la maggior parte dei “banchi”» nei mercati - sottolinea ilprocuratoreCantone - nonsfuggono all’incrocio dei controlli anti riciclaggio. La segnalazione di operazioni sospette viene inviata dalla Banca d’Italia a finanza e procura, perché anzitutto appare abbastanza improbabile che un’anziana parente possa avere tutti quei soldi a disposizione da inviare a Perugia e poi perché la famiglia dell’imprenditore è molto vicina al clan Licciardi. La segnalazione, sotto il vaglio attento della procura che delega i finanzieriper tutta unaseriedi accertamenti, diventa indagine ed evidenza delle fittizie intestazioni dei beni. Uno dei reati “spia” della criminalitàorganizzataedunque di diretta competenza della Direzionedistrettualeantimafia.

IL BLITZ

Ed eccoci alle ultime ore, quando i finanzieri hanno dato esecuzione al decretodi sequestro preventivo per oltre un milione di euro. Accuse, quelle relative all’ipotesi di reato di trasferimento fraudolento di valori, ovviamente tutte da dimostrare con l’imprenditore indagato, assistito dall’avvocato Luciano Ghirga, che avrà modo di spiegare le proprie posizioni. 

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