Scoop in libreria. I Sette Nani:
«Gli abusi? Tutta colpa di Pisolo»

Scoop in libreria. I Sette Nani: «Gli abusi? Tutta colpa di Pisolo»
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Martedì 29 Luglio 2014, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 12:31
PERUGIA - C'era una volta, in un tempo lontano, lontano, lontano la legge uguale per tutti.

C'è adesso in libreria il tribunale delle favole, con i buoni e i cattivi sotto processo. In cui la fantasia si ferma alle dieci udienze sbrigate in 233 pagine: non si dica che la giustizia è lenta davanti a “Favole alla sbarra” del giornalista Enzo Beretta.

Opera corale a cui hanno partecipato 82 tra magistrati, avvocati e poliziotti che hanno svolto indagini, verbalizzato accuse, acceso arringhe e scritto sentenze che sconfessano spesso il vissero felici e contenti. Almeno fino al ricorso in appello. “Favole alla sbarra” non è un libro per bambini: leggerlo con accanto un codice penale è utile anche per gli addetti ai lavori e non è fantasioso immaginarlo come libro di testo.

Da dedicare a quegli adulti che da piccoli fremevano perché Cenerentola ottenesse giustizia per le cattiverie delle sorellastre o si sentivano impotenti davanti ai brutti tiri del Gatto e la Volpe a Pinocchio. Con finali (assoluzioni e condanne) inaspettati, in un regalo che Beretta fa al figlio Cesare, aspettando di «trovare le parole per spiegargli che Robin Hood e Peter Pan vengono condannati e il cattivissimo Mangiafuoco assolto».



Favole tutte da rileggere, per scoprire come il presidente dell'Ordine degli avvocati, Carlo Orlando, descriva Fra Tuck come un «prelato di assoluta attualità», accostandolo anche a papa Francesco. O come, appunto, il giudice Luca Semeraro condanni Robin Hood per il furto con destrezza di anelli spariti in un baciamano. E il Lupo cattivo di Cappuccetto rosso? Accusato di sostituzione di persona dal procuratore capo di Forlì Sergio Sottani (per essersi fatto passare per la Nonna con orecchie, occhi e bocca grandi per sentire, vedere e mangiare meglio) vede estinguere il reato di duplice omicidio solo perché affoga prima del processo. Va meglio al Cacciatore che evita i lavori sociali al Wwf, ma peggio alla mamma per cui il giudice Alberto Avenoso chiede l'intervento del tribunale dei minori per aver mandato Cappuccetto rosso da sola nel bosco.



E ancora, il vicequestore Marco Chiacchiera che scioglie il dubbio sugli anni di Peter Pan («gli accertamenti svolti hanno consentito di appurare che lui ha da tempo raggiunto la maggiore età»), giudicato da maggiorenne (ma non per seminfermità mentale da omonima sindrome, come spiega l'avvocato Chiara Lazzari): altro che bimbo sperduto. Nel burocratese dell'indicativo imperfetto di questure e caserme, poi, i personaggi sono Parlante Grillo e si fa testimoniare (come l'avvocato Nicola Di Mario) anche Collodi Carlo, Lorenzini all'anagrafe.



Il pm Paolo Abbritti chiede la distruzione del Paese dei balocchi e il dirigente Piero Angeloni, che ha coordinato indagini sui padrini di Cosa nostra, racconta come la polizia lavori spesso su una realtà che supera la fantasia. Senza dimenticare gli abusi edilizi, come la casa dei Tre Porcellini, scovata dai poliziotti Massimo Granocchia e Marco Morelli, o la villa costruita nel bosco dai Sette Nani, accusati dal pm Manuela Comodi. Evitano la condanna penale «per non aver commesso il fatto», per l'ex procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi, ma non il risarcimento a 20mila euro per aver fatto sbrigare le pratiche burocratiche a Pisolo, ben sapendolo narcolettico.



E Biancaneve? L'emblema della purezza è difesa dall'avvocato della pornostar Brigitta Bulgari, mentre Alessandro Vesi legale di Grimilde parla di «disturbi della personalità» per la sua abitudine a parlare con lo specchio.

Il resto è da leggere, con un occhio alla prefazione di Pier Camillo Davigo. Mica Pinco Pallino.
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