Perugia, incubo Covid. Tanti in fila al Pronto Soccorso

Perugia, incubo Covid. Tanti in fila al Pronto Soccorso
di Michele Milletti
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Lunedì 8 Marzo 2021, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 08:09

PERUGIA - «Ho un po’ di mal di gola». Oppure, «un po’ di mal di testa». Fino a un anno fa cose assolutamente normali, molto spesso ignorate o curate con qualche medicinale. Ma senza perderci il sonno. Perché la vita era frenetica e questo, risaputamente, era uno dei periodi di influenza.
Già, fino a un anno fa. Oggi il comparire di qualcuno di questi sintomi provoca paura e massima allerta, perché potrebbero essere la spia dell’ingresso del Covid nel proprio organismo. E, sì, oggi per «un po’ di mal di gola» si corre subito al pronto soccorso. Inevitabile, visto non solo che da un anno il virus non si riesce a debellare ma anche che la campagna dei vaccini è ancora agli inizi e soprattutto che le varianti (che da queste parti hanno avuto fin qui un’incidenza notevole) spaventano parecchio.
E allora ecco che negli ultimi giorni, e specialmente in questo fine settimana, al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia si racconta come si sia registrato un certo “traffico” di persone in arrivo proprio per chiedere aiuto in relazione a questi e altri sintomi influenzali proprio a causa della paura (che in alcuni casi può diventare psicosi) di essersi beccati il virus. Andando però in questo modo a contravvenire una delle principali raccomandazioni, e cioè quella proprio di non affollare troppo il pronto soccorso e l’ospedale per evitare una più veloce circolazione del coronavirus.
In particolar modo nella mattinata di ieri, secondo quanto si apprende, diverse persone si sono precipitate in pronto soccorso lamentando questi sintomi.

Va ricordato anche nel fine settimana ospedali e guardie mediche sono da sempre punto di riferimento per questioni che durante la settimana investono i medici di base, ma è inevitabile non associare alla paura di essersi preso il coronavirus le corse in ospedale per situazioni che fino a qualche tempo fa venivano (almeno nella fase iniziale) trattate con farmaci e magari con una giornata di riposo, in casa per evitare di prendere freddo e dunque di peggiorare il proprio stato di salute. L’incertezza, la paura e anche il disagio per il protrarsi di una pandemia di cui al momento, al di là delle previsioni, non si riesce realisticamente a vedere la fine comporta giocoforza l’immediata e giustificata preoccupazione all’insorgere di qualcuno dei segnali di malessere ormai conosciuti come quelli tipici del possibile arrivo del coronavirus

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