Perugia, Capaccioni: «Scelte vere sul centro storico o entro un anno andremo via in tanti»

Giuseppe Capaccioni con il sindaco di Perugia Andrea Romizi
di Luca Benedetti
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 09:46
PERUGIA - L’ultimo schiaffo della movida folle in centro non è il punto di partenza per lanciare stoccate, ma il punto d’arrivo. Giuseppe Capaccioni, Confcommercio e Consorzio centro storico, Lascia da parte la consueta moderazione con una chiusura da brivido:«Se stiamo a questo punto, il prossimo anno, finiti gli aiuti dello Stato, in testa la cassa integrazione per i dipendenti, qui andiamo via in tanti». È l’ultimo passaggio di un colloquio che alza i veli come quasi mai. 
Capaccioni spiega: «La prima settimana di riapertura post lockdown è andata molto, molto male. Un po’ di movimento venerdì, un po’ sabato. Poi il resto non si è mosso nulla. Settimana morta». L’analisi è chiara: «Paghiamo perché adesso non c’è il turismo. Vediamo che succede a luglio. Ma qui il circolo è vizioso: la gente è preoccupata e non spende. Eppoi c’è la vicenda dei locali». Cioè della movida, dell’alcol, delle botte e dell’ordinanza. Qui Capacconi mette la giunta Romizi davanti alle responsabilità. Con un chiaro messaggio all’assessore al Commercio, Clara Pastorelli e chi, il consigliere delegato Fotinì Giustozzi, si occupa dell’acropoli. Ancora Capaccioni: «Il problema non è il Covid-19. Il problema è che la situazione in centro storico è così da anni. È ora che la politica si esprima. Cosa vuol fare del centro storico? Quale è il modello da scegliere? Vuol riportare residenti? Allora non si devono tenere i locali che in qualche modo fino alle 4 di notte fanno affari con l’alcol. Eppoi il centro non può essere uguale alla stazione, dove poi succede che alcune viene vengano accuratamente evitate dall’ordinanza. In centro non si possono autorizzare locali minuscoli che possono garantire solo, l’asporto dell’alcol. Quello è l’unico motore economico del centro? O si vuole un centro diverso con orari di chiusura che hanno rispetto dei residenti e della qualità della vita?». 
Capaccioni non è per il pugno pesante di fronte ai fatti di piazza Danti. È semplicemente per un’altra ricetta: «Fate i turni di controllo per due mesi di notte. Tanto si sa quali sono i confini di certe situazioni. Alla fine si riuscirà a debellare le situazioni critiche. Così si possono mettere a posto le cose dove prima si tollerava. Vanno fatte scelte essenziali, non si può più rimandare. Essenziali e dolorose come le facciamo noi». Ecco perché quella frase detta alla fine e raccontata all’inizio pesa di più: «Così va a finire che tra un anno andiamo via tutti». Quelle serrande abbassate in attesa di una difficile rinascita sono già un segnale pesante che fa paura.
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