Da tre anni bloccato in Perù, domani il processo contro il fotografo umbro Riccardo Capecchi

Riccardo Capecchi
di Gianni Agostinelli
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Lunedì 2 Maggio 2022, 09:16

Inizia domani a Lima il processo a carico di Riccardo Capecchi, il fotografo di Castiglione del Lago trattenuto in Perù con la pesantissima accusa di traffico internazionale di droga. Tra pochi giorni saranno tre anni esatti dall'inizio di questa odissea, era il 15 maggio 2019 quando la polizia peruviana bussò alla sua porta, e da quel momento ha dovuto passare 9 mesi nel carcere di massima sicurezza di Lima. La fase processuale ha vissuto lunghi stop: sono stati sostituiti tre pm e due giudici, in un continuo susseguirsi di sospensioni e annullamenti di udienze. L'attuale pm porta Capecchi sul banco degli imputati con una imputazione di sette righe dove viene detto che il fotografo è complice per essere intestatario di un fuoristrada. I legali di Capecchi prevedono che il processo potrebbe protrarsi fino alla fine dell'anno senza considerare eventuali ricorsi in appello di entrambe le parti. Quella di martedì sarà la prima udienza delle 12 in programma, circa tre alla settimana fino al 2 giugno, data finale che stando a quanto trapela non sarà sufficiente al tribunale per stabilire un giudizio definitivo sull'innocenza o la colpevolezza di Riccardo Capecchi. Quella del fotografo castiglionese è una vicenda che ha animato e unito il paese lacustre, oltre che l'intero Trasimeno. In Perù è stato «arrestato con il pretesto di una testimonianza che non è mai avvenuta» una settimana dopo il blitz eseguito dalla squadra antidroga di Lima che ha colto in flagranza di reato coloro che avevano contattato il fotografo per un servizio relativo a viaggi vacanza in fuoristrada.

Uno di quei veicoli era intestato proprio a Capecchi. «Nonostante nessuno lo abbia mai visto sulla scena del crimine, che non ci siano intercettazioni telefoniche, che i test tossicologici siano risultati tutti negativi così come quelli al veicolo a lui intestato, le autorità hanno deciso inizialmente per il carcere». Gli avvocati di Capecchi sostengono poi che quella misura sia stata da subito eccessiva. «Anche perché in Perù chi entra per motivi turistici con un mezzo deve obbligatoriamente esserne l'intestatario». 

L'accusa, sostengono gli avvocati «dal primo momento fino a oggi non è riuscita a trovare nessun altro elemento per vincolare Capecchi al caso». Riccardo si trova anche in una situazione difficile legata all'impossibilità di lavorare e di mantenersi autonomamente poiché con il visto scaduto risulta essere un irregolare sul territorio peruviano. Non può svolgere nemmeno la sua attività di fotografo poiché la sua attrezzatura è ancora sotto sequestro. «Abbiamo già presentato quattro istanze al tribunale per la restituzione ma ancora non abbiamo ricevuto risposta in merito nonostante che gli inquirenti non hanno mai preso in considerazione i beni di Capecchi come prova».

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