Il braccio di ferro è iniziato nei giorni scorsi, quando in via Mazzini hanno appreso la notizia che da Perugia non arriveranno i fondi promessi per mantenere in vita la sede di Terni. Il primo effetto sono state le dimissioni del tesoriere Monti. Ex segretario comunale, Monti ha lasciato l'incarico sabato sera. Nessun attrito politico, anzi. Monti nella lettera rimarca di condividere l'azione del segretario Zingaretti, ma non vuole essere lui il notaio che chiuderà via Mazzini. Tanto meno ci sono questioni personale dietro alla sue dimissioni, come ha spiegato Padiglioni, storico dirigente del Pd che sta gestendo il partito in questa fase di transizione in attesa del congresso.
Quella di Monti è una battaglia politica in piena regola. In difesa della sede di Terni che rischia di essere regionalizzata. Da questo punto di vista, Padiglioni non si esposto, derubricando le dimissioni di Monti a «questioni personali che contiamo di recuperare». Ma il nodo non è questo. In ballo c'è una partita ben più complicata che inevitabilmente si intreccerà con la stagione congressuale alle porte. Un congresso che dovrà affrontare anche il tema delle risorse da destinare a Terni. Una piazza politicamente calda e in continuo movimento come lo dimostrano i diciotto cambi di casacca in Consiglio comunale.
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