Pd e congresso. Presciutti attacca: «Bori sbaglia, facciamo tutti
un passo indietro e troviamo insieme un segretario unitario»

Massimiliano Prresciutti
di Federico Fabrizi
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Sabato 6 Marzo 2021, 11:30

PERUGIA - «Ho partecipato nei giorni scorsi ad una riunione in videoconferenza con gli altri candidati alla segreteria regionale, con il commissario Enrico Rossi e con Nicola Oddati della segreteria nazionale, è emersa la proposta di un congresso unitario, per me va bene, ma un congresso unitario non si fa come propone Tommaso Bori... non si può aver fretta di piantare una bandierina».
Massimiliano Presciutti, sindaco di Gualdo Tadino, candidato alla segreteria regionale Pd, ribatte alla proposta del “passo avanti” lanciata ieri in un’intervista al Messaggero dal capogruppo dem in consiglio regionale.
«Passo avanti? No. Per me serve un passo indietro di tutti e quattro i candidati, un atto di generosità, e poi insieme al commissario s’individua una figura di alto profilo in grado di essere di sintesi, adatta a ricoprire il ruolo di segretario a cui tutti noi daremo una mano, che non vuol dire essere d’accordo su tutto. Ma non ci sto all’idea che uno comanda e gli altri si accodano».
Un passo avanti. Uno indietro Sembra un balletto.
«Avere uno strapuntino non m’interessa. Non ha senso per me fare il vicesegretario del Pd, oppure il presidente dell’assemblea regionale o il responsabile di un qualche dipartimento...».
Diciamola tutta: non è che lei, De Rebotti e Torrini vi siete messi di traverso sul congresso perché al pronti-via, a vedere le liste per l’assemblea regionale, c’era un candidato con evidenti possibilità di vincere?
«Il congresso va fatto in tempi ragionevoli. Se anche il livello nazionale condivide l’opportunità di un congresso unitario, allora occorre fare tutti un passo indietro, figure di livello nel Pd ci sono, rivendico anche un certo orgoglio per il valore di questa comunità, se al contrario vogliamo fare un congresso competitivo alla svelta a me non spaventa, se vincerà Tommaso lui sarà il mio segretario e io starò nel Pd, che è la mia casa. Nel frattempo, però, si sono dimessi due componenti della commissione per il congresso... Ma se si parla dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle io voglio capire: per fare cosa ci alleiamo? Nella mia giunta c’è un assessore di centro che era nella giunta di centrodestra, le alleanze si fanno sui progetti, non a scatola chiusa».
Presciutti, non la convince l’idea di un’alleanza strategica con i grillini?
«Nessuna preclusione. Ma non mi convince la scatola vuota. Costruiamo un alleanza per fare cosa? Crediamo nello sviluppo dell’eolico in Umbria? Crediamo veramente nel valore strategico nell’economia circolare, nella possibilità di produrre energia pulita nelle zone industriali? Quale idea di sanità abbiamo? Io ritengo che ad esempio sulle questioni ambientali tra noi e certe posizioni dei grillini ci sia della distanza... da sindaco so che le scelte poi occorre portarle avanti, sia che si governi che si sia all’opposizione».
Non siete d’accordo sulla data del congresso, ma almeno siete d’accordo su chi parteciperà?
«Io trovo assurdo fare un congresso adesso con i tesserati del 2019 quando mancano pochi giorni alla scadenza del tesseramento 2020. Se per caso oggi un tizio avesse voglia d’iscriversi al Pd, noi gli diciamo: iscriviti, ma non voti, non partecipi. Questo è più da circolo esclusivo che da partito. Sono basito anche dall’atteggiamento del partito a livello nazionale e mi rifiuto di pensare che oggi se arrivano 10 tessere in più qualcuno pensi: le ha fatte Presciutti per fregare Bori al congresso».
Finora avete solo discusso di tessere e date del congresso, non di altro.
«Io c’ho provato.

Abbiamo organizzato un’iniziativa on line sulla sanità e sono state necessarie due serate perché eravamo in 185 collegati con 50 iscritti a parlare, peccato che la maggior parte degli interventi non abbiano riguardato il futuro dei nostri ospedali ma l’opportunità di fare il congresso a fine marzo o a fine giugno: questo è triste, per me un partito ha senso se si occupa dei problemi delle persone e delle imprese, non di come sistemare i gruppi dirigenti».

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