PERUGIA - «Mi hanno rincorso. E se mi prendevano? Erano in tre. E se mi prendevano?».
Lo ripete tre volte Monica Capuzzo, la coriacea volontaria che con l'associazione Mirò e il marito Antonio Lusi si occupa di voler bene al parco dei Rimbocchi. Anche quando le strutture e il bar sono stati presi di mira da ladri e balordi – ed è successo tante, troppe volte – lei la mattina dopo era lì, a sistemare, riparare e pulire. Tigna veneta e olio di gomito. Esattamente come successo ieri mattina, quando Monica è arrivata al parco per alcuni lavori di manutenzione e per controllare se la Gesenu avesse portato via i sacchi riempiti dopo l'ultimo atto vandalico subito in un piccolo ripostiglio, aperto e distrutto nonostante la porta di ferro. Peccato che ieri quel ripostiglio non fosse vuoto. «All'interno – ha raccontato in una videodenuncia sui social – c'era un uomo accovacciato che si faceva di crack». Lei gli dice di andar via e fa due passi indietro, lui esce e inizia a blaterare qualcosa, lei si gira e capisce che sta parlando con due uomini poco distanti: «Erano accanto all'area giochi o a quel che ne resta», spiega. Lei li guarda e loro la fissano. Finché non iniziano a correre minacciosi verso di lei. Ma Monica corre, è poco distante dalla sua auto, salta dentro e scappa via. «E se mi prendevano?»
Non c'è rabbia nelle sue parole, ma neanche rassegnazione.
A raccontare l'episodio anche Antonio Lusi: «Il rischio corso da mia moglie non è minimamente tollerabile. Il mondo è piano di balordi, lo sappiamo bene, ma bisogna fare in modo di rendergli quanto meno la vita difficile. Noi ce la mettiamo tutta, ma da soli davanti a questi scempi poco possiamo fare se non denunciare con la speranza di essere ascoltati. Oggi, fra virgolette, è andata bene, ma domani? Questa pessima piega va fermata e va fatto immediatamente prima che accada qualcosa di brutto».