Paparelli: «Voltare pagina, ora idee e progetti per non lasciare l'Umbria alla Lega»

Il presidente della Regione Fabio Paparelli
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Venerdì 5 Luglio 2019, 17:24
Racconta come Catiuscia Marini abbia rotto il patto sulle dimissioni, ricorda le primarie «dopate» e mette in fila l’azione della giunta: “reddito per il lavoro”, area di crisi Terni-Narni e i nuovi commissari della sanità con la missione di bombardare le liste d’attesa. Il presidente della Regione Fabio Paparelli spiega, rilancia e contrattacca. Presidente, ripartiamo dal 18 maggio: la crisi, le dimissioni, le polemiche.
«Sono stati giorni difficili e sofferti dal punto di vista umano e politico. Trovarsi in un film di cui ignori protagonisti, sceneggiatura e trama è davvero complicato... era stata individuata una via di uscita onorevole, condivisa con partito e gruppo, che avrebbe salvaguardato i risultati del buongoverno di questi anni: dibattito, respingimento delle dimissioni in aula e conferma contestuale delle dimissioni da parte della Marini. Al momento del voto, il mio sguardo stupito immortalato in alcuni scatti era eloquente. Ma quanto accaduto quel giorno ha rafforzato in me e in tanti cittadini e militanti del Pd la convinzione di dover aprire una pagina nuova».
Catiuscia Marini ha messo lei e Giacomo Leonelli nella lista nera. L’ha più sentita?
«Ci siamo sentiti più volte, so bene che per formazione politica e statura morale Catiuscia non ha mai avuto liste di proscrizione. Sono grato a lei e al Pd per avermi consentito un’esperienza istituzionale tanto importante. In questi anni mi è stata garantita autonomia, libertà di pensiero e d’azione, che ho ripagato con tanto lavoro e alcuni consigli, che però sia sul fronte istituzionale che politico spesso sono rimasti inascoltati».
S’è tolto un bel sassolino.
«Con la Marini ho sempre interloquito con franchezza e lealtà, anche nei passaggi più delicati che ci hanno visto su posizioni diverse, come nei congressi locali».
Dica la verità, oggi si sente un po’ solo però.
«Sinceramente non ho tempo per sentirmi solo. Ci sono tante persone, militanti, associazioni che cercano punti di riferimento nelle istituzioni e nella politica: loro necessitano di riposte concrete». Come state chiudendo la legislatura? «Intendiamo raccogliere i frutti di una programmazione completata nei mesi scorsi, come avviene solitamente nell’ultimo anno di legislatura. Noi dovremo farlo in meno di cinque mesi e stiamo chiedendo alla macchina regionale di dare il massimo».
Andiamo sul concreto.
«Ci saranno misure importanti per lavoro ed economia che attendono solo l’esecutività, come il “reddito per il lavoro” per i giovani, gli incentivi alle imprese per ricerca, innovazione, internazionalizzazione ed efficientamento energetico; poi i provvedimenti contro l’abusivismo turistico, quelli per l’area di crisi Terni-Narni, gli incentivi per la cosiddetta staffetta generazionale, per il brain back, la sicurezza sul lavoro e la lotta alla povertà. E in questi giorni sono partiti gli avvisi per gli investimenti nel cratere del sisma, tema su cui dobbiamo alzare la voce per accelerare la ricostruzione».
La sanità? Non è tardi per cambiare i direttori e scrivere nuove regole sui concorsi?
«No, non è mai troppo tardi. Anzi può essere un’opportunità per fare meglio. La sanità umbra è ai vertici nazionali grazie alle politiche del centrosinistra e grazie a migliaia di operatori e professionisti. Il settore ha sofferto più di altri per aderenze e condizionamenti esterni del tutto impropri. La nomina di quattro commissari già abituati a lavorare in squadra ha l’ambizione di dare una risposta concreta a temi da tempo in discussione come l’integrazione tra aziende territoriali e ospedaliere e la priorità assoluta: le liste d’attesa».
E i bus? I maligni dicono che in passato si sarebbe trovata un’altra soluzione perché la Regione e la maggioranza dei Comuni erano dello stesso colore politico, ora con tanti Municipi al centrodestra voi tagliate sul trasporto pubblico.
«Non diciamo sciocchezze. Il trasporto pubblico si trascina problematiche annose relative alla sostenibilità dei servizi pubblici a domanda individuale. La Regione ha sempre fatto la sua parte. Ora, dopo 70 milioni di tagli subiti in 7 anni al fondo trasporti è necessario condividere con tutti gli enti locali una razionalizzazione limitata nel tempo, per eliminare sprechi che non possiamo più permetterci. La priorità è garantire il trasporto scolastico che da settembre faremo partire regolarmente anche grazie a questa cura dimagrante estiva».
Che Umbria lascia questa amministrazione?
«Un’Umbria a due velocità. Dopo la crisi c’è un tessuto economico e sociale vivo e produttivo, che innova, esporta, cresce e in parte fa da traino, e un altro è rimasto al palo, che soffre sotto il profilo della competitività, specie nei servizi innovativi, in cui siamo in ritardo rispetto al Centro Nord. Recuperiamo produttività nel manifatturiero ma siamo ancora indietro nel terziario avanzato. Lasciamo un’Umbria più attrattiva nel turismo nonostante il terremoto e più coesa nonostante le nuove povertà, una regione più connessa grazie alle autostrade digitali e ai collegamenti con le direttrici nazionali dei trasporti e più interconnessa con l’Italia mediana».
Un rammarico sulle cose da fare?
«Non aver fatto abbastanza per le persone in condizione di marginalità, a cui bisognerà rivolgersi con ancora maggiore determinazione».
Quale orizzonte c’è davanti?
«Il futuro si progetta ora, con la programmazione dei fondi comunitari in cui l’Umbria gioca una partita importante per la crescita. Cinque parole chiave: sostenibilità, innovazione, inclusione, integrazione e lavoro. Personalmente credo che “Umbria cuore verde d’Italia” non sia uno slogan vintage ma possa essere la direttrice del futuro sviluppo per restituire anima e identità agli umbri e una nuova solida base sociale di riferimento».
Torniamo alla politica, Paparelli, alle primarie dello scorso dicembre: 20mila votanti e Gianpiero Bocci incoronato col 64 per cento. In alcuni seggi i voti di Bocci erano più di quelli raccolti dal Pd alle politiche di marzo. Niente di anomalo?
«Non ho mai messo in discussione l’esito congressuale, per rispetto dei ruoli e dei tanti votanti, ma non nascondo che in qualche caso ho avuto la netta impressione che certi risultati meritassero l’esame antidoping. Anche per questo ho cercato di segnare una distanza politica e ancora oggi rivendico di aver compiuto scelte non omologate. Ho sostenuto, quasi da solo tra i consiglieri regionali, Verini. E poi da solo Zingaretti. L’ho fatto per una certa idea della politica non condizionata dalla mera ricerca del consenso elettorale».
Lei ha appoggiato Verini al congresso, ora lui da commissario si trova a schivare svariati siluri. Paparelli non ha sparato.
«Ma come si fa a sparare su chi da mesi sta cercando di domare un incendio? Dovremo superare al più presto questa fase, iniziando a ricostruire. La comunità democratica umbra attende segnali perché si apra una fase politica nuova che metta al centro le persone e i loro bisogni, dove le parole d’ordine siano idee, valori, progetti, merito e trasparenza. Se non vogliamo rassegnarci a consegnare l’Umbria di Pietro Conti, Fabio Fiorelli, Aldo Capitini e Francesco d’Assisi al razzismo intollerante, alla rozzezza e all’incapacità della Lega abbiamo il dovere di passare dall’io al noi imparando dagli errori».
Come si sceglie il candidato governatore del centrosinistra?
«Prima le idee e i progetti, poi una grande alleanza fondata sui valori che punti a ricostruire un centrosinistra aperto alla società, laica, cattolica e riformista, quindi la scelta conseguente del candidato più utile a rappresentare questa nuova fase».
Dopo aver guidato la nave nella burrasca Paparelli sarà in lista col Pd. Giusto?
«Non spetta a me stabilirlo. Il Pd che vorrei è quello in cui non ci si candida ma si viene candidati per merito e capacità di sintonizzarsi con la società che cambia: questo è il confine tra vecchio e nuovo. Se sarò giudicato all’altezza di questa nuova sfida e utile al progetto complessivo bene, diversamente tornerò ai miei impegni professionali e continuerò a coltivare la passione politica in altre forme».
A proposito, si vota il 24 novembre?
«C’è ancora un iter da compiere nel rispetto di tutte le istituzioni coinvolte, ma è una data plausibile».
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