Pece e catrame. Con la stessa utilità dei tratti di A24 in pattini a rotelle, da anni si tenta di sistemare la E45 per darle una dignità superstradale. E stando al numero di cantieri, l’impegno profuso batte tutti i numeri nazionali: non c’è giorno che non si cantieri. Qualche infame, però, deve guastare tutto la notte: perché durante l’anno mai le quattro corsie corrono parallele come vorrebbe la loro natura. E ancora. Con trionfale aritmetica, l’Anas annuncia che l’80 per cento dei tratti stradali danneggiati dal terremoto sono appaltati. Ma la stessa addizione vuole che nel rimanente 20 per cento non assegnato si annidino le strade più importanti, dal raddoppio Salaria, alla galleria di Forca Canapine. Completando il trucco dei numeri con le percentuali di realizzo, laddove il 100 per cento in più può essere il raddoppio di uno a due o mille a duemila. Con la stessa, precisissima, disinvoltura.
Binario solitario. L’ultimo trionfale rapporto di Trenitalia per l’Umbria vuole la felicità di avere nove treni su dieci in perfetto orario e che laddove ci sia un ritardo questo non supera mai i cinque minuti. Bene, intanto (per ora) dieci treni utili neanche circolano per l’Umbria. Inoltre, quando a Bruxelles l’altoparlante della stazione annuncia cinque minuti di ritardo manda anche il fragore della frustata al capotreno colpevole. Qui si applaude. Con l’entusiasmo dei novizi, il tratto della Ferrovia centrale umbra attualmente in cantiere viene annunciato come una prossima mutazione dei relativi treni da diligenza a missile. In realtà, dell’ex Mua si sistemano solo venti chilometri dei complessivi 150 dando ai fuochi della rivoluzione il senso di un petardo. Per una volta i partiti non c’entrano, perché a vendere la tara come il prosciutto sono le società per azioni e i loro amministratori. Che ormai per reclame arrivano prima dei politici e con meno di cinque minuti di ritardo.
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