"Tutto in famiglia". 4/ La nonna
di Eugenio Raspi

"Tutto in famiglia". 4/ La nonna di Eugenio Raspi
di Eugenio Raspi
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Venerdì 10 Aprile 2020, 09:45

In esclusiva per "Il Messaggero" il primo racconto sulla pandemia dello scrittore Eugenio Raspi


Luciana si strofina le suole sullo zerbino e suona il campanello. Dall’interno la voce della figlia che si appella alla bontà di qualcuno che vada alla porta. Dopo la terza pigiata al pulsante le viene aperto da Rita.
«Mamma! Che ci fai qui?»
«Indovina.»
«Ma perché sei uscita, e non mi hai detto nulla, neanche una telefonata per avvertire.»
«Non dirmi che per vedere i miei nipoti devo prendere un appuntamento o peggio, chiedere il permesso.»
«Non iniziare a girarti il discorso come ti conviene, lo sai bene che non è il caso di muoversi, non li segui gli aggiornamenti del telegiornale? Esortano tutti a starsene a casa, evitando i contatti.»
«Da quando andare a trovare la propria figlia è considerato un contatto? Insomma, mi fai entrare sì o no?»
«Come sei arrivata fino a qua?»
«Non certo a piedi. Con l’autobus, il taxi non me lo posso permettere. Devo sfondare il posto di blocco? Casa tua è diventata zona rossa?»
«Non fare la spiritosa, io mi preoccupo per la tua salute.»
«O per la tua?»
«Ho capito, sei venuta per litigare, ma io non ci sto al gioco. Ho un diavolo per capello e ti ci metti pure tu a complicarmi la vita.»
«Le tue priorità sono cambiate in fretta, un tempo non ti dava pensiero se venivo a guardare i bambini.»
«Ora non vorrai impietosirmi recitando la parte della martire. Vieni, entra, così la smetti di dire scemenze.»
«Grazie tante. E tranquilla, non mi serve che me lo indichi, so dov’è il bagno. Vado subito a sanificarmi.»
Mentre si insapona le mani, ripensa a tutte le occasioni in cui era corsa in soccorso alla figlia, coprendo i suoi turni strambi, senza un orario preciso, con la trattoria che certe volte la lasciava in attesa della chiamata e in altre la costringeva alle ore piccole. L’aiuto di Luciana dopo la nascita della piccolina era stato fondamentale, e ora non capisce la mania della figlia di esagerare la situazione, per strada la vita procedeva con minor gente ma non si era arrestata. Non riesce a interpretare se Rita si preoccupa per la sua salute o voglia tenerla a distanza perché la considera un pericolo per i figli. Luciana era stanca di starsene a distanza di sicurezza, aveva voglia di passare del tempo coi nipoti. Oggi ha deciso di forzare il blocco, rischiando qualcosa, ma i focolai della malattia sono ben distanti, al Nord. Certo, le difficoltà legate al malanno di qualche anno addietro le comportano degli inevitabili strascichi, presta attenzione al mangiare e nello stile di vita. Risciacqua per bene mani e polsi, si asciuga con la carta igienica, la butta nel water e tira lo sciacquone.
Uscendo dal bagno, Luciana dà una sbirciata in salotto, sulla porta a vetri chiusa è appiccicato un foglio A4 con scritto “sono in videoconferenza”. Suo genero è seduto davanti allo schermo del portatile. Sulla maniglia della cameretta dei bimbi è appeso il cartellino Do not disturb, come negli hotel, la socchiude appena, Alessio è di spalle, anche lui al computer, sul monitor delle immagini strane, forse sta studiando oppure è un nuovo videogioco, richiude senza togliersi la curiosità. Va in cucina, ci trova la figlia appoggiata allo sportello del frigo, le braccia conserte, si guardano. Il silenzio è interrotto dalla suoneria dello smartphone. 
«Pronto?», risponde Rita, ha un sussulto. «Ciao Antonio, a cosa devo la chiamata.»
Luciana resta in ascolto, riconosce la voce potente del proprietario della trattoria. Forse il locale riaprirà a breve, e Rita tornerà presto al lavoro.
«Davvero. Ma chi? Ettore? Ma è sicuro? O mio dio. E tu? In auto isolamento? E quando ti arriva la risposta del tampone? Ah, devi aspettare. Speriamo che vengano presto a fartelo. Immagino. Sì certo, hai fatto bene ad avvertirmi, ora non ci dormirò la notte, però è meglio saperlo che fare finta di nulla, speriamo che sia un falso allarme. Ciao»
Rita abbassa il braccio e quasi le scivola via dalla mano il cellulare.
«Che succede?», le chiede Luciana.
«Uno dei clienti della trattoria, che viene spesso per lavoro, è di Codogno, si è ammalato di Coronavirus. Hanno ricostruito la catena degli spostamenti, due settimane fa è stato a mangiare da noi. Uno dei colleghi della sala ha mostrato i sintomi della malattia.»
«E questo che significa?»
«Significa quello che cercavo di spiegarti prima. Siamo tutti a rischio, se ero rimasta al lavoro c’era la possibilità che anche io venivo infettata da Ettore, il cameriere.»
«Non mi dire. Ma davvero?»
«Sì. Il personale della trattoria è in quarantena in attesa di vedere se ci sono altri contagi, dovrò informarmi se farla anch’io. Oltre a non avere più un lavoro, adesso mi tocca pure passare dei giorni d’inferno aspettando il peggio. Ti avevo avvertita, bel tempismo mamma, complimenti. Con tutto quello che hai passato, l’operazione, le terapie. Vai via subito, lo dico per il tuo bene.»
«Ma io volevo solo vedere i miei nipoti, mi mancano.»
«Anche a me manca la vita di prima, ma là fuori ogni occasione di contatto è un possibile contagio, dovevi restare a casa, no prendere il bus.»
Luciana poggia entrambi i palmi sul tavolino, si mette seduta, non sa più che pensare. Rita si avvia sul corridoio. Sulla soglia appare Nicole, la testa bassa e lo sguardo triste.
«Mamma nessuno vuole giocare con me, Alessio è chiuso in camera perché dice che ha i compiti di scienze, papà sta coi signori dell’università e non mi fa entrare in salotto.»
Nicole si accorge della presenza di Luciana.
«Nonnina», fa per andarle incontro. 
«No amore», Rita la blocca alzando la voce. «La nonna ha la febbre, non la puoi abbracciare.»
«Neanche un bacino?»
«Non ora, la prossima volta, ora la nonna va a curarsi, è venuta solo per le medicine. Vieni, noi andiamo in camera, mi aiuti a rifare il letto.»
«Non è giusto, questa è diventata la casa della strega cattiva.»
Luciana si alza, percorre il corridoio, apre la porta ed esce dalla casa della figlia. Era meglio se restava nel suo appartamento, non ha avuto un contatto coi nipoti e le è stato perfino negato il bacio dell’adorata Nicole.
4. Continua

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