«Pandemia e post sisma, sui soldi pubblici in Umbria l'ombra della mafia silente». Allarme minori e droga

L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Perugia
di Egle Priolo
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Domenica 23 Gennaio 2022, 07:30

PERUGIA - Criminalità minorile, droga e furti in casa. Nessuna consorteria mafiosa, ma allarme riciclaggio e reati spia in un momento di grave crisi economica: ecco la mappa delle criticità in Umbria sul fronte sicurezza, secondo l'analisi che il procuratore generale Sergio Sottani ha esposto in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Una cerimonia sobria e davvero “intima”, ristretta a pochissime autorità a causa della pandemia, da cui sono emersi i problemi (ma anche gli auspici) per la giustizia in Umbria.

A partire proprio dalle nuove realtà criminali dovute al Covid. In Umbria, infatti, secondo il pg Sottani, «non vengono segnalati fenomeni di insediamento e radicamento sul territorio di consorterie genericamente classificabili come mafiose» ma la regione, «proprio per la sua immagine di “zona franca”, si presta a operazioni di riciclaggio e reimpiego di proventi derivanti da attività delittuosa, oltre che per lo svolgimento di attività di prestazione di servizi illeciti, da parte di professionisti nel territorio comunque collegati ad associazioni mafiose». «Ai pericoli rappresentati dalla infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività di ricostruzione ancora in atto dopo il sisma del 2016 – ha sottolineato nel suo intervento -, si aggiungono quelli collegati ai finanziamenti pubblici previsti per far fronte alla terribile crisi economica determinata dalla situazione sanitaria». «Per scoprire la cosiddetta “mafia silente” - ha insistito -, è indispensabile un'elevata professionalità delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria, capaci entrambi di captare i cosiddetti “reati spia” e di saper interpretare i sintomi dell'eventuale manifestazione dei fenomeni di infiltrazione». Il procuratore generale ha poi evidenziato come nella regione «proseguono nella loro attività delinquenziale gruppi criminali di matrice etnica che occupano stabilmente settori legati al traffico di sostanze stupefacenti, a reati contro il patrimonio ed allo sfruttamento della prostituzione».

ALLARME MINORI
Ma non solo. Perché in Umbria appare «inquietante la situazione della criminalità minorile», «espressione di un disagio che da anni investe la regione». Sottani ha spiegato come emerga un «preoccupante aumento di consumo di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti, così come il numero di ricoverati, a causa del consumo, supera la media nazionale». In aumento «sia pure in termini limitati» i procedimenti per maltrattamenti e stalking, come i reati in materia informatica, con internet che sempre più si «presta ad essere la nuova frontiera del crimine per la sua velocità di trasmissione e per la possibilità di anonimato». «Le misure dirette ad evitare la diffusione del contagio – ha sottolineato Sottani -, con una diminuzione della mobilità, hanno avuto l'effetto indiretto di una diminuzione dei reati contro il patrimonio ma rimane alta la preoccupazione per i furti in abitazione, cioè per i reati di maggiore allarme sociale in tema di tutela della proprietà individuale e della libertà personale». Diminuisce anche, sempre quale effetto collaterale della ridotta mobilità, la criminalità collegata allo «spaccio da strada» di stupefacenti, ma rimane «preoccupante» il numero di reati collegati al traffico di droga. «Particolare attenzione» da parte delle procure del distretto per i reati di omicidio colposo e di lesioni colpose commessi con violazione delle norme in materia di circolazione stradale, «per i quali si confida, a breve, di redigere un protocollo distrettuale, e per quelli legati alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, in costante aumento e di cui poco si parla se non in occasione di alcuni gravi incidenti».

DUE PRESCRIZIONI AL GIORNO
Nel distretto della Corte d'appello di Perugia, poi, secondo Sottani «si avverte l'esigenza di garantire il precetto costituzionale della ragionevole durata dei processi, soprattutto nella fase dibattimentale di primo grado di alcuni circondari, dove si registra un numero inquietante di prescrizione dei reati».

In base i dati forniti dagli uffici, negli ultimi anni i numeri delle prescrizioni sono diminuiti, ma dal giugno 2020 al giugno 2021 sono stati 168 su 1.212 i procedimenti penali definiti per intervenuta prescrizione: il 14 per cento, due al giorno.

IL PRESIDENTE DELLA CORTE D'APPELLO: «SERVONO GIUDICI»
Per curare i mali della giustizia lenta servono chirurghi, oltre che ferristi. È con questa metafora che il presidente della Corte d'appello di Perugia Mario Vincenzo D'Aprile, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha ribadito uno dei problemi più gravi del distretto, dove mandano almeno tredici giudici rispetto alla pianta organica prevista. Pur salutando con sollievo l'arrivo di oltre cento nuovi funzionari pronti a rimpolpare le cancellerie, resta questa - secondo D'Aprile – la criticità da superare.
«L’importante novità che caratterizzerà l’anno giudiziario 2022 è rappresentata, indubbiamente – ha spiegato nel suo intervento -, dall’ingresso negli uffici dei numerosi addetti all’Ufficio per il processo che stanno per essere assunti; questi nuovi dipendenti amministrativi sono chiamati a contribuire al raggiungimento degli obiettivi posti al sistema giudiziario italiano nell’ambito del Pnrr, obiettivi consistenti in una notevole riduzione dell’arretrato e dei tempi di definizione dei processi civili e penali, secondo tappe intermedie prefissate ed entro la scadenza finale del 30 giugno 2026». «In particolare, gli obiettivi finali da raggiungere sono indubbiamente ambiziosi – ha sottolineato - e consistono in una riduzione dei tempi processuali, del 40% nel settore civile e del 25% nel settore penale, oltre a una riduzione del 90% dell’arretrato civile. Il programma di assunzioni prevede l’imminente ingresso di questi nuovi addetti all’Ufficio per il processo, come dipendenti a tempo determinato, in numero di 29 presso la Corte, 39 presso il Tribunale di Perugia, 23 presso il Tribunale di Spoleto e 17 presso il Tribunale di Terni, per un totale distrettuale di 107 nuovi funzionari».
Numeri sicuramente «imponenti» a fronte delle carenze e scoperture di organico da sempre lamentate, che soddisferanno le esigenze delle cancellerie. Ma non basta. «È assolutamente indispensabile – ha insistito il presidente D'Aprile - dotare gli uffici di tutti i magistrati previsti nelle piante organiche, non essendo possibile illudersi che i nuovi funzionari, pur se molto numerosi, possano supplire alle carenze numeriche dei giudici. Opinare diversamente sarebbe come ritenere che, per esempio, al fine di aumentare il numero degli interventi chirurgici in sala operatoria, possa essere sufficiente incrementare notevolmente la presenza di infermieri e ferristi, senza preoccuparsi di garantire un numero adeguato di chirurghi, proporzionato al risultato che si vuole conseguire». Nel distretto della Corte d'appello di Perugia, secondo i numeri forniti dal presidente D'Aprile, e limitando il discorso ai tribunali ordinari, sono scoperti 5 posti di giudice nel tribunale di Perugia (sui 33 previsti), 4 a Spoleto (su 15) e uno a Terni. «Inoltre – chiarisce D'Aprile -, è del tutto scoperta la pianta organica dei magistrati distrettuali giudicanti, a fronte dei tre posti previsti».
«Drammatica» poi la situazione degli Uffici Notificazioni e Protesti, dove si registra «un’imponente scopertura degli organici, che raggiunge percentuali quasi assurde». Secondo i dati forniti dal presidente della Corte d'appello, nei tre Unep del distretto sono previsti complessivamente 18 Ufficiali Giudiziari, ma ne sono presenti solo due (uno a Perugia e uno a Terni), «con una scopertura di circa l’89 per cento». Previsti anche 35 funzionari a fronte dei 22 presenti, «con una scopertura media pari al 37%, che raggiunge il picco del 50% nell’Unep di Perugia – chiude D'Aprile -. Per l’Unep di Perugia sono state varie le richieste di copertura dei posti vacanti, man mano che l’organico si è assottigliato nel corso degli anni, il tutto senza alcun riscontro positivo da parte del Ministero».

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