Pamela Mastropietro, Oseghale non ottiene sconti: resta l'ergastolo. La madre: «Fuori ci sono altri mostri»

Perugia, confermato il massimo della pena. Un nuovo ricorso in Cassazione. Applausi in aula di parenti e amici della ragazza violentata, uccisa e fatta a pezzi

Pamela Mastropietro, confermato l'ergastolo per Oseghale. La madre: «Ma fuori ci sono altri mostri»
di Michele Milletti
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 23:48

 «Daje Pamè». Corte d’appello, ore 16.20: le amiche di Pamela Mastropietro entrano velocemente in aula con mamma Alessandra e nonna Giovanna Rita. Quel «daje» è l’ultimo sospiro a spezzare la tensione di una giornata, l’ennesima, vissuta tra il dolore di una ferita che non può rimarginarsi e la speranza che giustizia venga fatta. Definitivamente. Sette minuti dopo, tensione e paure vengono demolite con applausi e abbracci: il presidente della Corte d’assise d’appello, Paolo Micheli, ha appena confermato l’ergastolo per Innocent Oseghale. Niente sconti. La sentenza è infatti di «conferma» di quella «della Corte d’assise di Macerata del 29 maggio 2019» a seguito della quale il 32enne nigeriano fu dichiarato colpevole di avere violentato la diciottenne romana a Macerata nel gennaio 2018 e di averla uccisa poi sezionandone il corpo. «Questa non è la sede per gli applausi» ammonisce Micheli prima di abbandonare l’aula, ma le grida di gioia sono difficili da contenere.
Ora ci sarà un altro step, e cioè il nuovo ricorso in Cassazione già annunciato dai legali di Oseghale, Rosario Matraxia e Umberto Gramenzi. Ma questo dell’Appello di Perugia era un passaggio fondamentale. A febbraio 2022 infatti la Corte di Cassazione aveva confermato la condanna per Oseghale per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela, ma aveva disposto un processo bis sull’aggravante della violenza sessuale senza la quale si sarebbe potuta aprire la strada a un ricalcolo della pena. In aula ieri mattina l’ultima battaglia tra la pubblica accusa, col sostituto procuratore Paolo Barlucchi affiancato dal procuratore generale Sergio Sottani, a ribadire come non ci fossero dubbi «che c’è stata una violenza sessuale» e la difesa a ribattere che «il reato di violenza sessuale non è provato». Poi, la decisione della Corte.

 

La storia

È il 29 gennaio 2018 quando Pamela si allontana dalla comunità Pars di Corridonia, nel Maceratese, dove si trova per una grave diagnosi borderline associata alla dipendenza dalla droga.

Di lei si perdono le tracce per un paio di giorni, poi in una zona industriale di Pollenza vengono trovati due trolley con dentro resti umani. Sono i suoi. Le indagini si stringono intorno a Innocent Oseghale, un nigeriano che la ragazza incontra ai giardini Diaz alla ricerca di droga. Oseghale ammette di aver fatto a pezzi Pamela, però sostiene di non averla violentata né uccisa. «Ci vediamo a re di Roma». I familiari di Pamela e il gruppetto degli amici, dopo le lacrime e gli abbracci e dopo aver urlato «ergastolo» al cielo plumbeo di Perugia, hanno appena chiuso gli striscioni stesi su piazza Matteotti davanti all’ingresso della Corte d’appello e hanno fretta di tornare a Roma. Per l’appuntamento in piazza re di Roma, al giardino dedicato a Pamela.

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I familiari

«Siamo molto felici e orgogliosi della sentenza. Spero con tutto il cuore che venga confermata in Cassazione» dice Stefano Mastropietro, il papà di Pamela presente anche lui in tribunale. «Voglio andare a trovarla al cimitero il prima possibile» sospira la nonna, mentre lo zio e avvocato di parte civile Valerio Verni già pensa all’ultimo scontro: «Ci faremo trovare pronti per il probabile ricorso in Cassazione. È duro spiegare a questi genitori come dopo cinque anni ancora si debba discutere se Pamela, in un contesto così demoniaco da essere stato definito un unicum nella criminologia degli ultimi 50 anni, sia stata vittima di violenza sessuale».
«Nel 2018 Pamela Mastropietro fu violentata, uccisa e fatta a pezzi a soli 18 anni. Per l’omicidio fu condannato all’ergastolo Innocent Oseghale. Oggi la corte d’assise d’Appello ha confermato la condanna anche per il reato di violenza sessuale. Un pensiero a Pamela e ai suoi cari». Così il premier Giorgia Meloni su twitter.

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