Palamara, la polizia postale: «Nessuna manomissione sui server delle intercettazioni»

Luca Palamara prima di un'udienza in tribunale a Perugia
di Egle Priolo
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Lunedì 17 Maggio 2021, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 19:14

PERUGIA - Non ci sarebbe stata alcuna possibilità di manomissione sui server di Napoli che inizialmente contenevano le intercettazioni effettuate nell'ambito dell'inchiesta per corruzione che vede coinvolto Luca Palamara.

È quanto emerso lunedì mattina durante l'udienza preliminare davanti al gup Piercarlo Frabotta a carico dell'ex consigliere del Csm, quando la procura perugina diretta da Raffaele Cantone ha depositato l'atto con cui gli uffici di Napoli e Firenze hanno richiesto l'ispezione sui server, effettuata venerdì scorso dalla polizia postale. La relazione finale verrà depositata nella prossima udienza del 27 maggio, quando saranno ascoltati anche due esperti della PolPosta, ma intanto è stato anticipato come il decreto di ispezione contenga osservazioni che escluderebbero la possibilità di manomissioni e quindi certificherebbero la sicurezza del funzionamento del server. Un particolare, quindi, che potrebbe rendere superflua ogni ulteriore richiesta di perizia da parte delle difese. 
Difese che, invece, già promettono battaglia, con una lettura completamente opposta a quella della procura. «Dal decreto di ispezione emergono inquietanti conferme. La Polizia Postale ha iniziato i propri accertamenti lo scorso venerdì. Nel decreto di ispezione si afferma chiaramente che Rcs (la società milanese che ha fornito ai magistrati gli apparati e i programmi per svolgere le intercettazioni a carico dell'ex presidente dell'Anm ndr) abbia contravvenuto alle regole dettate dalla Procura di Napoli ignara del server centralizzato di proprietà privata per la gestione delle intercettazioni di tutte le procure italiane». Così all'Adnkronos l'avvocato Benedetto Buratti che, insieme a Roberto Rampioni e Mariano Buratti, difende l'ex pm Luca Palamara, dopo il deposito nell'udienza preliminare di questa mattina da parte della procura di Perugia dell'atto con cui le procure di Napoli e Firenze hanno disposto l'ispezione sul server Rcs nel capoluogo campano. «L'architettura descritta solo di recente dalla Rcs non è mai stata comunicata a Napoli nè, tantomeno, alle altre procure.

Non è neppure possibile sapere se potranno essere recuperati tutti i dati - sottolineano dal collegio difensivo di Palamara - attesa l'impossibilità di spegnere gli impianti per non compromettere le attività di intercettazione tuttora in corso. Pur soddisfatti per quanto sta emergendo non possiamo che ricordare come tali accertamenti fossero stati richiesti alla Sezione Disciplinare del Csm che ha preferito ascoltare la sola versione della Rcs poi rivelatasi inveritiera».

C'è attesa, intanto, per l'appuntamento davanti al gup Angela Avila in cui è previsto, il prossimo 11 giugno, il primo vero esame di Luca Palamara, nell'ambito dell'altro filone di indagini che lo vede accusato di concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, accesso abusivo al sistema informatico e abuso d'ufficio, insieme - a vario titolo - all'ex pm di Roma Stefano Fava e all'ex procuratore generale della Corte di cassazione Riccardo Fuzio (che ha richiesto uno stralcio della sua posizione). In questo procedimento, si è costituito come parte civile anche il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, per l'operazione di dossieraggio che sarebbe stata compiuta nei confronti suoi e dell'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone. 

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