Orvieto piange la scomparsa di Amalia Carbonari Allievi. Nella sua edicola è passato quasi un secolo di informazione

Orvieto piange la scomparsa di Amalia Carbonari Allievi. Nella sua edicola è passato quasi un secolo di informazione
di Monica Riccio
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Ottobre 2020, 23:07

Con il suo sorriso, la sua gentilezza e quella sobria eleganza d'altri tempi che l'ha sempre contraddistinta, ha accolto migliaia di orvietani nel suo negozio, l'edicola cartoleria “Carbonari” per quasi 80 anni, all'ombra della Torre del Moro, in pieno centro storico a Orvieto.

Se n'è andata in una fredda mattina di inizio autunno, mercoledì 14 ottobre, Amalia Carbonari, vedova Allievi, 90 anni compiuti il 15 agosto. In quell'edicola, Amalia si può dire che ci fosse nata perché proprio 80 anni fa, suo padre, Ermindo Carbonari, quando lei di anni ne aveva solo 10, aprì la bottega di Corso Cavour. Allora ad aiutarlo c'era tutta la famiglia, in particolar modo il figlio Aldo, e le figlie Amalia e Velia. Poi Aldo, il più grande dei tre, venne a mancare, e Amalia continuò a lavorare in quella che era la sua seconda casa, forse la prima, l'edicola.

Nel tempo l'attività crebbe così come la famiglia e alla fine degli anni '50, a lavorare dietro al bancone di legno, a vendere giornali, quaderni, matite e tanto altro, c'erano Amalia e il marito Giuseppe Allievi e Velia con il marito Giovanni Giammorcaro. Ad un certo punto la famiglia decise di aprire un'altra attività, un'altra edicola, sempre in Corso Cavour ma nella zona di Sant'Angelo e Velia e Giovanni andarono a gestirla mentre Amalia e Giuseppe, Pino per tutti, rimasero nell'edicola d'origine. I tempi corsero via veloci, Orvieto cambiava a vista d'occhio, si modificavano abitudini e sul bancone di legno arrivarono tante nuove riviste, quotidiani, pubblicazioni varie, passava insomma l'informazione, tutta per quei tempi.

E poi arrivarono gli album, le figurine, e per tutti i ragazzi di Orvieto “andare a comprare le figurine da Carbonari” era un rito, un piccolo appuntamento della domenica mattina dopo la messa, o sabato dopo il catechismo, o di pomeriggio a spasso per le vie del centro con mamma e papà. L'edicola Carbonari era anche uno dei posti preferiti dei primi giornalisti corrispondenti locali per i quotidiani dell'epoca e qui i partiti, il comune, o chiunque avesse qualcosa da dire lasciava la propria “velina” per questo o quel giornalista che puntuale passava a vedere se c'era “qualcosa”.

E poi c'erano le cartoline di Orvieto, prima in bianco e nero, poi a colori, e le guide turistiche, c'era il Totocalcio, le schedine da compilare, ogni settimana di colore diverso, il bollo da incollare su tutta la lunghezza e poi tagliare con precisione per separare la matrice dalla scheda.

Verso la fine degli anni '90 venne purtroppo a mancare Pino, e la gestione della edicola e cartoleria passò ad uno dei due figli, Paolo, mentre Gino inseguì un altro tipo di carriera. Da allora Paolo ha portato avanti l'edicola insieme alla madre, Amalia, recependo tutte le grandi trasformazioni di questi ultimi decenni: l'avvento delle macchine per le schede del Totocalcio, l'avvento delle lotterie, dei giochi a scheda, dei “gratta e vinci”, e contemporaneamente la scomparsa di qualche quotidiano, di qualche rivista, l'arrivo delle free-press, e tanto tanto altro ancora.

Ma mentre tutto mutava, qualcosa restava sempre uguale, il bancone e le assi del pavimento in legno, e Amalia, sempre sorridente, seppur curva sotto il peso degli anni, sempre gentile, sempre curata nell'aspetto, con gli occhiali e la catenella a tenerli stretti a sé, il gilet di lana per i pomeriggi quelli freddi, la borsa a mano come le signore di una volta, quale lei era. Malata, da tempo non era più presente in negozio, ma sempre le veniva lasciato un saluto a Paolo dai clienti più affezionati.

Commossa la partecipazione della città nell'apprendere la triste notizia e nel vedere chiusa quella vetrina in cui neppure il Covid aveva spento le luci. Oggi le luci sono spente, però. L'ultimo saluto alla signora Carbonari sarà in Cattedrale, giovedì 15 ottobre, alle 10:30.

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