Orvieto, Most - Museo dei tesori nascosti. Approvata la mozione Fora in Regione, ora via alla proposta al Mic

La proposta del consigliere Andrea Fora (Patto Civico) passa a Palazzo Cesaroni.

Orvieto, Most - Museo dei tesori nascosti. Approvata la mozione Fora in Regione, ora via alla proposta al Mic
di M.R.
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Febbraio 2023, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 19:39

L'Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato all'unanimità la mozione promossa dal consigliere Andrea Fora (Patto civico) che impegna la Giunta regionale a «sostenere il progetto 'Museo in Orvieto dei tesori nascostì nell'ambito della programmazione di propria competenza, quindi delle risorse previste dalla programmazione europea e dal Pnrr e a sostenere l'amministrazione comunale di Orvieto nell'interlocuzione con il ministero della Cultura per
verificare interesse e fattibilità della proposta».

Dopo aver ricordato che «lo scorso 20 dicembre il Consiglio comunale di Orvieto ha approvato all'unanimità una mozione in merito ad un progetto di 'Città dell'artè per un nuovo rinascimento in nome di Luca Signorelli», Fora ha spiegato - è detto in un comunicato della Regione - che «il progetto si fonda sulla consapevolezza dell'immenso patrimonio artistico conservato nei depositi di musei, enti e fondazioni, che non è reso fruibile. Un immenso patrimonio, un tesoro tenuto 'in riservà, non accessibile al pubblico in quanto ritenuto di minor interesse (spesso per ragioni che non c'entrano con il valore artistico e storico, ad esempio per mancanza di spazi adeguati) rispetto alle opere che vengono rese fruibili nelle sale adibite alle esposizioni. La valorizzazione di tale percorso a Orvieto coincide con un appuntamento molto significativo che cadrà nel 2023: i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli e di Pietro Vannucci. Poter fare di questo appuntamento, nel quadro di celebrazioni che si annunciano fin da ora come molto importanti, l'occasione di lancio di un progetto operativo con cui si va alla realizzazione di una iniziativa come quella prospettata è la dimostrazione che anche le celebrazioni non si fermano all'immediatezza e entrano nella
logica che Fernand Braudel avrebbe chiamato della lunga durata e che per le grandi operazioni culturali è certamente la logica giusta. L'idea è portare alla luce questo immenso patrimonio, 'mostrare i tesori segretì. Si può fare nella forma di un'impresa con più soggetti protagonisti che si consorziano e organizzano cicli semestrali/annuali di mostre con i materiali custoditi nei loro depositi».

«Si tratterebbe dunque - ha aggiunto Fora - non di un museo di natura, forma e gestione tradizionali, ma di una vera e propria impresa culturale del tutto nuova, della quale la parte espositiva, che è mobile e ciclica (nel senso che proviene e ritorna ai musei, a meno che essi non decidano altrimenti), è l'occasione intorno alla quale ruota poi tutta un'altra serie di attività. Un'impresa dunque, un'organizzazione e una conduzione aziendale, una logica produttiva».

«Le condizioni di base perché l'idea possa assumere la forma di progetto - ha spiegato Fora - sono innanzitutto tre: la disponibilità iniziale di almeno tre grandi musei nazionali in modo da assicurare un primo ciclo triennale di esposizioni; la disponibilità di ambienti idonei in una città che per le sue caratteristiche sia attrattiva, attrezzata allo scopo e in posizione logistica favorevole; l'assunzione del progetto da parte del Governo come operazione di valorizzazione dell'arte italiana nel mondo, veicolo di bellezza, scoperta del variegato patrimonio diffuso nei territori, strumento di crescita culturale e di promozione turistica.

Orvieto appare come la città naturalmente vocata ad ospitare un progetto con queste caratteristiche e capace di svolgere le funzioni indicate. Anzitutto per storia e caratteri distintivi della città, ma anche per la presenza di un patrimonio di edifici dismessi di grande pregio e capienza e potenzialmente idonei allo scopo seguendo una logica di progetto integrato.

C'è anzitutto, come sede ideale, la ex Caserma Piave, un complesso di notevoli proporzioni, che sorge su un'area di 42mila 200 mq all'ingresso sud-est della città, con 5 edifici di complessivi 41mila mq di superficie coperta. Una costruzione degli anni trenta del Novecento e dismessa fin dagli anni novanta, molto più flessibile di quanto non si creda e su cui esiste già un progetto di massima per la sua valorizzazione che si tratta di riscoprire e vedere in che modo possa essere reso utile. Ci sono poi, per un ideale sistema integrato, edifici dislocati nei diversi quartieri della città, dalla zona Duomo a San Giovenale e a San Giovanni, da San Francesco a San Paolo, che nel loro insieme prefigurano un sistema sia direttamente connesso alla funzione museale sia indirettamente utilizzabile per le funzioni di supporto o collaterali. In realtà è la città intera che si presta ad ospitare un progetto così ambizioso e così significativo.

Un progetto come questo, che si pone come parte del grande processo di rilancio e riorganizzazione del Paese
previsto dal Pnrr e che per questo coinvolge i diversi livelli istituzionali (lo Stato, la Regione, il Comune di Orvieto e i Comuni del territorio), soggetti pubblici e imprese private, non meno che le organizzazioni sociali, le associazioni e i semplici cittadini, si pone per la città nei termini di una sfida epocale, nel senso che esige una messa a verifica dello stato delle cose presenti e delle trasformazioni da operare».

«Com'è noto - ha ricordato - le sei missioni del Pnrr riguardano: digitalizzazione, innovazione, competitività,
cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e
ricerca; inclusione e coesione; salute. Il progetto Most Orvieto è coerente direttamente o indirettamente con tutte e sei le missioni. Il documento sulle opportunità offerte dal Pnrr per i comuni italiani, opera del dipartimento della Funzione pubblica del Ministero per la pubblica amministrazione, fornisce un quadro completo delle molteplici iniziative di miglioramento che possono essere intraprese a livello locale sulla base di una visione generale».

L'assessore Paola Agabiti lo ha definito un «progetto molto ambizioso sia per l'importanza culturale dell'iniziativa e del luogo che per il fatto che permette il coinvolgimento di scuole di restauro e di altre istituzioni. Giusta la finalità di dare una prospettiva diversa e moderna all'ex caserma Piave, un progetto impegnativo su cui la giunta, pur consapevole della complessità, non può che stare al fianco del Comune di Orvieto per verificare, d'intesa con il Ministero della Cultura, quale sia la strategia giusta che le istituzioni possono mettere in atto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA