Orvieto, dopo due secoli l'Annunciazione di Mochi torna in Duomo: iniziate le operazioni

Il complesso sculture dell'Annunciazione del Mochi
di Vincenzo Carducci
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Martedì 12 Marzo 2019, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 17:43

ORVIETO - Dopo due secoli di “esilio” le statue dell’Annunciazione di Francesco Mochi tornano nel Duomo di Orvieto. Tra domani e giovedì, salvo possibili complicazioni metereologiche, l’Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata realizzate tra il 1603 e il 1608 si “incammineranno” dalla loro attuale “casa”, la chiesa di Sant’Agostino nel quartiere medievale, fino a varcare la porta della cattedrale da dove vennero “scacciate” alla nel 1897 dal Papa che - si narra - ritenne poco consone per una chiesa le forme con le quali era stata scolpita la Madonna. «In realtà la realizzazione della statua della Madonna non era mai piaciuta al clero - spiega Alessandra Cannistrà, direttrice del Museo dell'Opera del Duomo e assessore alla Cultura del Comune di Orvieto - e le statue vennero portate via dal Duomo quando con il restauro dell'epoca si decise di riportare la cattedrale all'epoca medievale togliendo ogni traccia barocca. Così vennero perse anche intere pareti affrescate delle quali non c'è nemmeno traccia fotografica». 

LA STORIA Il complesso dell'Annunciazione venne esposto a palazzo Soliano fino al 1989 quando poi il Museo dell'Opera del Duomo venne chiuso per restauro. Da lì finì nei magazzini della Cattedrale dai quali è riemerso nel 2003 e quindi collocato, nel 2006, nella chiesa di Sant'Agostino che fa parte del circuito del Museo del Duomo, insieme alle altre statue raffiguranti i 12 apostoli e i quattro santi protettori, con l’obiettivo dichiarato di riportarlo in futuro all’interno della Cattedrale. Un progetto, annunciato nel 2016 nel corso di un convegno a Roma in collaborazione con i Musei Vaticani, che ora diventa realtà. «L'intenzione - prosegue la Cannistrà - e di riportare in Duomo entro l'anno anche le statue degli apostoli». Un vero e proprio evento, vista l’importanza del capolavoro di Mochi che è considerato il primo esempio di scultura barocca, che avviene praticamente in sordina anticipato soltanto dalla nota del Comune di Orvieto che annuncia le modifiche alla circolazione nei giorni delle operazioni di trasferimento.

INIZIATE LE OPERAZIONI In realtà le operazioni sono iniziate già questa mattina con lo spostamento dei due grossi basamenti su cui un tempo poggiavano le due statue del Mochi. I due pesanti blocchi di marmo, circa 15 quintali, sono stati prelevati dal magazzino accanto alla cripta del Duomo e posizionati sull'altare maggiore della Cattedrale in attesa delle statue. La posizione è quella, documentata, prima della rimozione anche se non si dovrebbe trattare di quella originaria. Tempo permettendo, viste le previsioni che per domani annunciano pioggia, domani sarà imballato e spostato l'Angelo mentre giovedì toccherà alla statua della Madonna. Ad occuparsi delle operazioni la ditta specializzata Gondrand che in passato ha trasportato a New York la Pietà di Michelangelo. Sui basamenti sono stati già posizionati i dispositivi antisismici studiati e realizzati dall'Enea, l'agenzia nazionale per le nuove tecnologie, sul modello di quelli utilizzati per i Bronzi di Riace, composti - in parole povere - da due piastre che poggiano su cuscinetti a sfera capaci di ridurre notevolmente le oscillazioni in caso di terremoto.

IL RESTAURO Sia i basamenti che le statue del Mochi sono stati sottoposti a un'accurata operazione di manutenzione prima di ritornare a "casa". «Per quanto riguarda i basamenti - spiega la restauratrice Roberta Rizza - si è trattato di un'operazione di routine consistita in una ripulitura, nel sigillare le fessure tra i vari blocchi e riassemblare i pezzi che erano stati smontati». Più approfondito il lavoro sulle due statue del Mochi anche se non si può parlare di un vero e proprio restauro. «Le statue erano sporche - afferma la restauratice Maura Giacobbe Borelli - anche per l'ultimo strato di cera microcristallina che tende a sporcarsi e che ora è stata sostituita da un protettetivo più sensibile».  

LA POLEMICA «Anziché organizzare un convegno internazionale per discutere di si sposta un capolavoro barocco come se si stessero facendo le pulizie pasquali», commenta il presidente di Italia Nostra Orvieto, Lucio Riccetti che sottolinea come “la migliore collocazione sarebbe quella che aveva individuato l’architetto Renato Bonelli, l’ultimo grande studioso del Duomo, ovvero al pianterreno di palazzo Soliano al posto del museo Greco».

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