Omicidio di Alex, papà Norbert contro la madre killer: torna in Italia per testimoniare

Norbert Juhasz al suo arrivo in procura, nell'ottobre 2021, dietro l'avvocato Scaringella
di Egle Priolo
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 08:27

PERUGIA - Non torna a Perugia dai primi di ottobre del 2021, quando fece oltre mille chilometri per riportare a casa il cadavere del figlio di poco più di due anni. E non vede la sua ex compagna dalla fine di settembre di quell'anno: l'ultima volta fu per portarle il piccolo Alex prima della sentenza che aveva concesso a lui l'affidamento del bambino. Una decisione del tribunale ungherese che ha dato il via alla più terribile delle atrocità: la madre in fuga con il figlio, un coltello rubato in cucina e quei sette colpi che hanno spento il sorriso a un bimbo che meritava solo gioia e amore.

È con questa dolorosa scansione sempre davanti agli occhi che la prossima settimana Norbert Juhasz, padre di Alex, ucciso a Po' Bandino il primo ottobre 2021, tornerà a Perugia per testimoniare contro Katalin Erzsebet Bradacs, la sua ex compagna accusata dal sostituto procuratore Manuela Comodi di omicidio volontario aggravato e premeditato.
Per la prima volta dopo quasi un anno e mezzo, Norbert e Katalin saranno nella stessa stanza, nell'aula degli Affreschi di piazza Matteotti: lei ad ascoltare e lui a spiegare alla Corte d'assise gli avvenimenti che hanno portato a quella fuga dall'Ungheria, passata prima per Roma e poi per il confine tra Toscana e Umbria. Fino a quella centrale abbandonata a Po' Bandino dove, secondo le accuse, la 45enne ha ucciso il loro bambino. Vendetta, come pensa la procura? Un attimo di follia, come dice la difesa? Di certo, i rapporti tra Juhasz e Bradacs non erano buoni da un bel po', prima le liti e poi la battaglia per l'affidamento, le lotte a suon di documenti e accertamenti. Le accuse reciproche e poi quella decisione che affidava quel piccolo angelo biondo al papà. Lui avrebbe dovuto andare a prenderlo poco dopo la notifica del provvedimento, ma le telefonate a vuoto e le inutili scampanellate hanno anticipato che qualcosa non andasse. Perché Bradacs, nel frattempo, si è tinta i capelli biondi, è diventata rossa, ha preso qualche vestito diverso per Alex ed è partita verso l'Italia, dove aveva lavorato diversi anni.

Cercando riparo prima a Roma e poi a Chiusi, nella casa dell'amico a cui avrebbe rubato il coltello che potrebbe essere l'arma del delitto. Proprio di questo parleranno i Ris nella prossima udienza, fissata per il 13 febbraio, quando spiegheranno a giudici togati e popolari che su quel coltello - trovato nascosto in una borsa sotto la cassa numero 11 del supermercato di Città della Pieve su cui la donna ha adagiato il corpo del figlio chiedendo aiuto perché non respirava – anche se non visibili c'erano tracce biologiche di Alex. Un risultato anticipato nelle passate udienze dai carabinieri che hanno partecipato alle indagini e agli accertamenti sul materiale sequestrato a Bradacs, a partire dai tre telefonini, di cui due praticamente resi inservibili. Il pubblico ministero Manuela Comodi, infatti, ha deciso di convocare come testimoni essenzialmente gli investigatori e chi ha assistito alle richieste di aiuto della donna all'interno del supermercato: nessun parente o amico che possa aver ricevuto messaggi e foto dopo l'omicidio. Nessuno, tranne appunto il papà della piccola vittima, che sarà ascoltato il 15 febbraio in un'udienza completamente dedicata alla sua testimonianza. Accompagnato dall'avvocato Massimiliano Scaringella, Norbert si prepara quindi a ore difficili, dal punto di vista emotivo. Ore in cui sarà a pochi passi dalla donna che ha confessato di aver ucciso il loro bambino. Il suo bambino. Ma la sua difesa, con l'avvocato Enrico Renzoni, continua a giocarsi sulla sua incapacità di intendere e di volere al momento dell'omicidio, dopo le due perizie contrastanti ottenute in sede di incidente probatorio: la prima ha concluso per la non imputabilità, la seconda ha parlato «di una grandemente scemata, ma non esclusa, capacità di intendere e di volere». L'avvocato è pronto a chiederne una terza, forte anche delle dichiarazioni sconnesse di Bradacs. E la parola passa ora alla Corte d'assise.

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