Alessandro Polizzi, Cassazione conferma le condanne: Riccardo e Valerio Menenti colpevoli dell'omicidio

Alessandro Polizzi, Cassazione conferma le condanne: Riccardo e Valerio Menenti colpevoli dell'omicidio
di Egle Priolo
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Giovedì 9 Luglio 2020, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 16:46
PERUGIA - Omicidio di Alessandro Polizzi, la Corte di cassazione rigetta i ricorsi e conferma le condanne per Riccardo e Valerio Menenti. Questa mattina in aula il procuratore generale Delia Cardia aveva ribadito l'inammissibilità dei ricorsi presentati dai legali di padre e figlio (Manuela Lupo per Valerio, Giuseppe Tiraboschi per Riccardo e Francesco Mattiangeli per entrambi), chiedendo - richiesta alla quale si sono associati gli avvocati di parte civile Luca Maori, Donatella Donati e Nadia Trappolini - la conferma delle due condanne: ergastolo per Riccardo e 16 anni e mezzo per Valerio. Le difese invece avevano chiesto il riconoscimento delle attenuanti per l'esecutore materiale del delitto avvenuto la notte del 26 marzo 2013 in via Ettore Ricci e l'assoluzione piena per il giovane, considerato dall'accusa il mandante a causa del tormentato e violentato con la vittima, che l'aveva aggredito e mandato in ospedale.
In aula a Roma oltre ai familiari di Alessandro, i genitori Giovanni e Daniela con il fratello Francesco, c'era anche Julia Tosti, fidanzata del ragazzo ucciso, rimasta ferita da quell'unico proiettile esploso che ha trapassato il corpo di Alex e salva per miracolo per l'inceppamento della vecchia arma. Momenti di commozione durante l'udienza, con il papà che si è dovuto allontanare dall'aula.

Con questa sentenza dei giudici della quinta sezione penale della Cassazione, presieduta da Maria Vessichelli, si chiude così una lunga e dolorosa battaglia giudiziaria, dopo un primo grado, l'appello, il primo ricorso in Cassazione che ha aperto le porte per un appello bis a Firenze: in tutti i gradi di giudizio a Riccardo è stato confermato l'ergastolo, mentre Valerio si era visto quasi dimezzare la pena dagli iniziali 27 anni inflitti dalla Corte d'assise di Perugia. Le difese si erano dette «fiduciose», soprattutto per la posizione di Valerio, che era in ospedale al momento dell'omicidio e che si è sempre professato innocente. L'avvocato Mattiangeli, prima della sentenza, aveva anticipato che in caso di condanna padre e figlio (liberi entrambi da mesi per decorrenza dei termini) si sarebbero costituiti al carcere di Terni.
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