I "matti" di Numero Zero tornano a
far parlare di sé: il locale perugino
è un modello unico a livello italiano

I "matti" di Numero Zero tornano a far parlare di sé: il locale perugino è un modello unico a livello italiano
di Michele Bellucci
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Mercoledì 9 Giugno 2021, 20:10

PERUGIA - Torna a vivere uno dei locali perugini che ha maggiormente fatto parlare di sé negli ultimi mesi, Numero Zero, il primo ristorante umbro senza fini di lucro dove più del 50% della forza lavoro è costituito da persone in carico ai Servizi di Salute Mentale. Un esperimento iniziato prima della pandemia e che ha già ottenuto un grande successo, come dimostrato dal titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella assegnato alla direttrice Vittoria Ferdinandi. Ieri in una conferenza stampa organizzata nel locale di Borgo XX Giugno, lo stabile che ospitava il trecentesco Ospedale di San Giacomo di proprietà del Nobile Collegio del Cambio, è stato rilanciato il progetto: «Numero Zero è il riconoscimento fecondo di quanto stavamo progettando - ha affermato Daniela Monni, presidente della Commissione welfare e volontariato della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia - cioè investire in formazione e rafforzare il potenziale del Terzo settore. È una sorta di primo cantiere di innovazione sociale che la Fondazione ritiene applicabile anche in altri contesti ed in risposta ad altri bisogni. “Vola solo chi osa”, recita una celebre frase di Sepùlveda, ma perché non sia un volo pindarico la Fondazione ha deciso di accompagnare gli Enti del Terzo settore nella loro crescita, per consentire loro di non essere una stampella ma un piccolo volano per il territorio. Nei prossimi anni sarà fondamentale saper intercettare risorse anche legate al PNRR e far crescere le competenze progettuali e manageriali delle proprie risorse umane, generando opportunità, occupazione e risposte innovative ai bisogni sociali».

Come ha chiarito Raffaella Serra, presidente dell'Associazione RealMente che ha elaborato il progetto in collaborazione con la Fondazione La Città del Sole - Onlus, «l’obiettivo è quello di dare dignità vera, anche attraverso il lavoro, a chi il lavoro non lo trova mai. Questo contenitore rappresenta un laboratorio per la città di Perugia e si inserisce nelle azioni che mirano alla costruzione di progetti di vita personalizzati, con focus spinto sulle autonomie, di utenti psichiatrici. Raccogliendo l'esperienza della Fondazione Città del Sole, questo spazio rappresenta un'offerta complementare e supplementare rispetto al Progetto P.R.I.S.M.A. (utenti psichiatrici che abitano ciascuno nella propria casa assieme a persone portatrici di bisogno abitativo, a cui viene concesso gratuitamente l’alloggio in cambio della convivenza), di cui va ad essere parte integrante. Numero Zero, tra le altre cose, sorge all’interno dello stesso stabile che di giorno ospita il Centro Diurno Psichiatrico FuoriPorta, gestito dalla Fondazione La Città del Sole, secondo uno schema che supera il modello rigido di Centro Diurno e rende una struttura psichiatrica luogo d’incontro e socializzazione». Il ristorante Numero Zero riaprirà per il momento la sera dal mercoledì al sabato e a pranzo le domeniche e i festivi. I giorni di apertura aumenteranno però dal mese di luglio. Durante il periodo di chiusura forzata sono stati realizzati lavori di adeguamento e arredo del giardino nonché il rifacimento dell’impianto di aspirazione; il tutto realizzato anche grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e al sostegno del Comune di Perugia: «Uno degli obiettivi delle attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia - afferma la presidente Cristina Colaiacovo - è contribuire alla crescita economica del nostro territorio prestando attenzione allo sviluppo di sistemi innovativi di welfare di comunità che creino inclusione sociale.

Siamo dunque particolarmente orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di Numero Zero, realtà unica nel nostro territorio che ha saputo rispondere concretamente ai bisogni occupazionali delle fasce di popolazione più fragili facendo allo stesso tempo cultura e diventando così un modello su scala nazionale. Salutiamo molto positivamente la riapertura di questi spazi che, nella situazione particolare che stiamo ancora vivendo, rappresenta senz’altro un motore di stimolo per la ripartenza. Ripartenza che proprio nel 2021 la nostra Fondazione, con il programma “Investiamo sociale”, vuole accompagnare dedicando risorse alla nascita di imprese sociali cercando di creare una sorta di incubatore, uno strumento cioè in grado di supportare lo start-up delle nuove iniziative offrendo una pluralità di servizi formativi e di supporto all’ideazione, alla nascita e allo sviluppo di imprenditorialità sociale».

Numero Zero come simbolo di quella “cultura della diversità” intesa come patrimonio di inestimabile ricchezza; uno spazio di incontro e socialità dove sono stati già organizzati decine di eventi tra musica, cinema, teatro e letteratura. Un luogo aperto alla cittadinanza e alle associazioni perugine, che potranno proporre eventi e collaborazioni come già accaduto in passato. Del resto, se da un lato ai Servizi di Salute Mentale è stato dato il mandato di promuovere la partecipazione attiva dei pazienti psichiatrici alla vita comunitaria, dall’altro lato la comunità e il mondo dell’associazionismo in particolare hanno trovato il modo attraverso questo progetto di fornire opportunità di inclusione vera. Il lavoro retribuito costituisce un perno fondamentale per il supporto alla costruzione dell’identità e a Numero Zero è proprio il lavoro il collante iniziale dell’intera esperienza, con uno staff costituito da 8 pazienti psichiatrici affiancati da 6 professionisti della ristorazione, supervisionati da uno staff clinico. Di questi 3 pazienti psichiatrici hanno regolari contratti di assunzione mentre gli altri 5 stanno sviluppando esperienze di tirocinio lavorativo retribuito. Numero Zero è un'attività senza fini di lucro e tutti i proventi vengono utilizzati per dare sostenibilità al lavoro dei dipendenti nonché per finanziare le attività dell'Associazione che, dal 2016, crea progetti socioculturali per persone con disabilità psichica e mentale attraverso diversi mezzi.

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